LUCIA
Cronaca

"Il mio libro per il giardino dedicato a Viola" Il romanzo solidale dell’avvocato Mitresi

“Il caso Rocco“ finanzierà lo spazio nel Bosco Baden Powell, un progetto dei genitori della giovane morta un anno fa e degli Scout

Lucia

Agati

Si è allenato da pugile per diversi anni, conosce le regole del "buon combattimento", inteso come un modo per misurarsi con se stesso, mettersi alla prova. Il pugilato, come dice lui, è soprattutto: "Esercizio mentale. Si colpisce il sacco per chiedere, e dare, tutto te stesso". L’avvocato Andrea Mitresi è un uomo dall’energia inarrestabile, una forza che sembra infondere a tutto quello che fa. E ora è il suo primo libro "Il caso Rocco" (Pegasus Edition) che risente di questa sua propulsione, miete un successo dietro l’altro ed è finalista in diversi concorsi. E’ un libro che, oltre la storia, la difficile difesa di un uomo accusato di pedofilia, in un susseguirsi di capitoli avvincenti e di intensi passaggi giuridici, vive ormai di vita propria, perchè finanzia molteplici iniziative di solidarietà. Fra queste il progetto del giardino che sarà dedicato a Viola Mugelli, morta a 19 anni, il 14 marzo 2021 per un malore improvviso e implacabile, ma viva nel cuore di tutti coloro che l’hanno amata e che, tra i fiori viola di quel giardino, la rivedranno.

Avvocato lei è pistoiese da sempre?

"Sì ma sono nato, per sbaglio, a Milano, il 26 maggio del 1969. Il mio babbo, Alessandro, originario di Cireglio, stava frequentando la scuola di radiologia e stava facendo il tirocinio al Niguarda, dove poi ha lavorato e dove mia madre Donatella, che era di Gavinana, lo aveva raggiunto. Così sono nato lì. Poi mio padre aveva lavorato come tecnico di radiologia all’ex Inam, al dispensario e all’ospedale del Ceppo. La mamma, prima di dedicarsi alla famiglia, aveva aperto a Pistoia la prima toeletta per cani, “Asso“ si chiamava. Era in Galleria Nazionale. Ho due fratelli Marco 50 anni, maestro di tennis e Francesco, 36 anni, che lavora in una ditta farmaceutica.

Lei ha figli?

"Sì. ne ho tre: Tommaso, di 20 anni, Giulio, 18 e Camilla di 15. Mia moglie, Daniela Bonacchi, è giudice civile a Firenze".

Lei ha perso entrambi i genitori in pochi mesi, come ha potuto superare questo terribile lutto?

"Il babbo è morto nell’agosto del 2021 e la mamma nell’aprile del 2022, entrambi dopo indicibili sofferenze. Ero legatissimo a tutti e due, in modo viscerale. Perderli così è stato un cambiamento radicale di vita. Mio padre mi ha insegnato a vivere e la mamma mi ha insegnato l’amore puro, quello che non chiede niente in cambio, che è incondizionato. Con loro avevo un legame così forte che non è stato spezzato nemmeno dalla loro morte. Il libro l’ho dedicato al babbo, che non l’ha potuto leggere mentre, di mia madre, c’è una lettera che le avevo scritto in occasione del Natale di quattro anni fa, riportata integralmente".

Come sta andando il suo romanzo?

"A gonfie vele direi. Finalista al premio Ius Arte Libri, e al “Ponte della legalità“ Premio Bancarella di Pontremoli. E’ stato selezionato nella fase finale del Premio Campiello. Secondo al Pinocchio Sherlock di Pistoia. In finale a Le Nove Muse di Venezia e al Premio Internazionale Città di Sarzana. Ha vinto il Premio alle arti letterarie Città di Cattolica, premio speciale, e sarà presentato al Caffè della Versiliana in agosto, una grande soddisfazione per me. Non ci credeva nessuno, in questo libro, tranne il giudice Jacqueline Magi, che mi ha incoraggiato e che ringrazio. Oggi è molto apprezzato anche dall’Unione delle Camere Penali".

Il suo libro sta finanziando diversi progetti...

"Tutto il ricavato dalle vendite è devoluto: una parte alla Fondazione Firenze Radioterapia Oncologica di Lorenzo Livi. Un contributo è andato all’Ail e poi c’è l’appuntamento di domenica prossima, 12 giugno, a partire dalle ore 14, nel Bosco Baden Powell, con gli Scout. “Il caso Rocco“ sarà presentato insieme a loro. Parleremo dei contenuti del libro in una tavola rotonda insieme ai ragazzi e il ricavato della giornata andrà interamente a contribuire al finanziamento dell’Area Viola, in ricordo di Viola Mugelli. L’evento di domenica è stato pensato in accordo con i genitori di Viola, la mamma Michela Balducci, il babbo Moreno e la sorella Chiara che si sono tanto adoperati per realizzare questo giardino".

Lei, come delegato dell’Unione delle Camere Penali è stato in missione in Turchia. Cosa le resta di quell’esperienza?

"Sono andato a Istanbul, carcere di Silivri, per monitorare un processo a carico di avvocati perchè ritenuti sovversivi. L’ho raccontato anche nel libro. Mi resta il coraggio e la determinazione dei colleghi perchè, pur sapendo di essere vittime di ingiustizia, con fierezza e determinazione sono pronti a sacrificarsi per gli altri".

Una piccola curiosità, perchè ha deciso di farsi crescere la barba?

"Perchè la barba lunga è la famiglia. E’ dell’uomo che non deve dimostrare niente perchè è consapevole di se stesso. E’, in fondo, una scelta filosofica"