
L’accoglienza a Vicofaro ha catalizzato l’attenzione della seduta della Quinta commissione comunale di ieri pomeriggio e che aveva come punto focale l’audizione del Comitato di cittadini del quartiere, sorto dopo i grandi disagi che da anni stanno subendo, vivendo accanto alla chiesa e la canonica dove il parroco, don Massimo Biancalani, accoglie centinaia di migranti, spesso senza nemmeno avere contezza di quanti sono e chi siano. Sono volate parole forti, a volte anche qualche scambio di accuse fra i cittadini presenti ed alcuni commissari, ma alcune novità importanti sono emerse. La prima è che lo stesso comitato, proprio nella giornata di ieri, ha depositato un nuovo esposto alla Procura della Repubblica per segnalare tutte le problematiche attuale, testo già ricevuto anche dal sindaco Tomasi. Nell’occasione il referente del Comitato, Gabriele Rafanelli, ha posto tre domande precise alle quali ha risposto la vicesindaco, Anna Maria Celesti. "La nostra presenza in Commissione è per avere delle risposte certe che pretendiamo su questi aspetti – ha detto Rafanelli – che fine ha fatto l’ordinanza di sgombero di Vicofaro e come mai gli ospiti sono ancora tutti lì? E poi: dove è finito il censimento promesso qualche mese fa per verificare lo stato di salute dei presenti? Ma soprattutto vorremmo sapere qualche futuro ci può essere per questa struttura?".
Nella prima parte della seduta di Commissione, presieduta da Ettore Saracca (Forza Italia), non sono mancati i toni forti da parte dei cittadini, esasperati per ciò che stanno vivendo da anni. "Non è un centro di accoglienza ma un campo di concentramento – è stato detto a più riprese – noi viviamo la svalutazione delle nostre abitazioni che, oggi, valgono zero. Lì non esiste il rispetto delle regole e ci chiediamo: ma se un domani all’interno si verificasse un incidente molto grave, la responsabilità di chi sarà? C’è stato il caso di tubercolosi e in pochissimi si sono sottoposti al test, la chiesa non è più un luogo di culto e don Biancalani non viene attaccato da nessuno: Vescovo, Sindaco, Prefetto e gli altri, tutti hanno paura a schierarsi, perché?".
Le risposte, al termine di un dibattito politico particolarmente intenso, le ha fornite Celesti. "L’ordinanza di sgombero fu fatta per motivi igienico-sanitari – ricorda – noi ad oggi non sappiamo quante persone ci siano lì dentro. Mi chiedete degli organi di controllo ma nella parrocchia può decidere soltanto il legale rappresentante chi può entrare dentro e se non dà l’autorizzazione si resta fuori. Da parte della Diocesi, invece, abbiamo avuto messaggi di impegno per liberare quanto prima l’interno della chiesa (si parla entro fine anno, ndr) e la riorganizzazione degli spazi della canonica". C’è chi ha ventilato l’apertura di un Cas (Centro d’accoglienza straordinario) ma la risposta è netta. "Il sindaco ha detto e dirà sempre di no – ammette Anna Maria Celesti – si è già opposto in passato ad un centro per minori. Il problema di quella struttura è soltanto don Massimo Biancalani e, prima o poi, il Vescovo dovrà trovare una soluzione adeguata perché lì manca la civiltà. Lo sgombero? Nell’ordinanza si scriveva che la Polizia Municipale non lo poteva fare per il poco personale: per i numeri di ospiti che ci sono all’interno, ci vogliono dai 450 ai 500 fra poliziotti, Carabinieri e forze dell’ordine. Ecco perché è stato attivato un percorso che vede il coinvolgimento di Questura e gli altri organi preposti".
red.pt