I familiari chiusi in casa: "Ho un’idea su cos’è accaduto. Ma non posso più parlare"

Il cognato del tecnico sceglie di non commentare la vicenda, forse per non intralciare le operazioni. Serrande abbassate e silenzio nella villetta. La sorella dell’ex moglie: "Ora penso a mia nipote".

I familiari chiusi in casa: "Ho un’idea su cos’è accaduto. Ma non posso più parlare"

I familiari chiusi in casa: "Ho un’idea su cos’è accaduto. Ma non posso più parlare"

C’è un gran silenzio lungo l’argine dell’Ombrone a pochi metri dalla casa della Ferruccia dove intorno alle 5,30 di lunedì scorso è stato ucciso Alessio Cini. Si sente solo, avvicinandosi alla casa, l’abbaiare frenetico del cagnolino Black da dietro la porta chiusa dell’appartamento al piano terra dove abitano la cognata di Alessio, Daniela Carrone, e suo marito Daniele Maiorino. E dove vive al momento anche la figlia 14enne di Alessio, ospite dal giorno della tragedia. Chissà, viene da chiedersi, se il cagnolino abbia abbaiato così anche quella tragica mattina in cui Alessio ha sceso le scale esterne che portano al suo appartamento al primo piano e, appena giunto sul piazzale, è stato colpito alle spalle dal suo assassino che l’ha percosso ripetutamente e poi ha dato fuoco al cadavere. Il tutto davanti all’appartamento a piano terra della famiglia dei cognati. Nel terzo appartamento, dove abitano i vicini che hanno dato l’allarme, ieri mattina non rispondeva nessuno al citofono. La cognata ha invece socchiuso la porta d’ingresso quando abbiamo suonato il campanello e ha detto di non voler dire niente e di voler proteggere il sonno della nipote. Così il marito uscendo con il cagnolino al guinzaglio: "Sono tre giorni che non dormo – ha soggiunto avviandosi con il cane per il vialetto – ho parlato anche troppo". In effetti il giorno precedente nel corso della trasmissione di Rai 2 "Ore 14" il cognato aveva commentato: "Nemici non ne aveva, ci penseranno i carabinieri, l’idea ce l’ho, me lo posso immaginare ma non posso parlare".

E sul fatto che Alessio potesse aver preso un prestito aveva risposto seccamente: "No, non aveva bisogno di soldi". Dopo aver negato anche possibili problemi sul lavoro aveva però opposto un "non lo so, non mi faccia parlare" alla ipotesi di questioni a livello familiare. Quel casone trifamiliare immerso nella campagna, circondato dai vivai, sembra ancora più isolato dopo il delitto. Ci si arriva e si può dileguarsi anche attraverso i filari ordinati delle piante. Le telecamere ci sono, a sorvegliare il vasto vivaio, poste per prevenire i furti di piante, ma non hanno certo potuto inquadrare il punto dove è stato compiuto l’omicidio, ma possono aver scrutato la stradina che corre lungo l’argine e porta al vialetto che conduce alla casa. La giornata è assolata, fredda e limpida, l’ideale per le passeggiate e le girate in bici che amava fare Alessio Cini.

Giacomo Bini