"Green pass? Sì, se utile a limitare i contagi"

La città si divide sulla necessità di un Certificato verde per controllare gli spostamenti. C’è chi teme possa danneggiare il turismo

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Con l’avvicinarsi dell’estate, uno dei temi scottanti è quello legato al turismo e agli spostamenti nel nostro Paese e nell’Unione Europea. In questo senso, la vera svolta si avrà dal 16 maggio, quando entrerà in vigore il National green pass o Certificato verde nazionale, che permetterà a chi si trova in una zona arancione o rossa di viaggiare varcando i confini regionali (senza l’obbligo di una motivazione di stretta necessità) e ai visitatori che vengono dall’estero di muoversi liberamente in Italia. Il documento cartaceo o digitale sarà utile per dimostrare di essere in possesso di uno dei seguenti requisiti: aver ricevuto entrambe le dosi di vaccino anti-Covid, essere risultati negativi a un tampone rapido o molecolare effettuato nelle 48 ore prima del viaggio, aver contratto il virus ed essere guariti nei precedenti sei mesi. Una versione nazionale del Green Pass europeo che dovrebbe essere adottato nella seconda metà di giugno. Obiettivo: aiutare il turismo a ripartire in modo sicuro.

Ma cosa ne pensano i pistoiesi? "Favorevole. C’era bisogno di un sistema che potesse darci la garanzia di spostarci con maggiore serenità – il parere di Elena Mucci – Mi auguro che questa sia la prima di una serie di misure che portino a dei controlli seri". Dello stesso avviso è Giorgia Fabbri, infermiera all’ospedale di Cagliari. "Chi dice che siamo già fuori pericolo e che ormai l’incubo è alle spalle si sbaglia di grosso. Lo inviterei nei reparti Covid per dare un’occhiata... Serve massima attenzione nei prossimi mesi, quindi ben venga il certificato verde nazionale". Un altro pollice in su è quello di Camilla Giannini del Caffè San Giovanni in via Camillo Benso Cavour. "La priorità resta la salute. Abbiamo l’esempio dell’estate scorsa, quando a mio avviso sono stati commessi degli errori. Non ci possiamo permettere un’altra ondata fra settembre e ottobre". In città però non tutti sono completamente d’accordo. "Se ragiono dal punto di vista sanitario, mi sembra un’iniziativa utile. Ma se lo faccio a livello di turismo, non mi convince fino in fondo. Pistoia ad esempio è una meta più da un giorno o due: se qualche visitatore proveniente dalle zone arancioni o rosse non fosse vaccinato e non avesse avuto il Covid, sarebbe costretto a sottoporsi al tampone. Magari nella sua ottica non ne varrebbe la pena per spostarsi per 24 o 48 ore", il pensiero di Tony De Angelis, titolare dell’omonimo negozio d’abbigliamento in via degli Orafi. Sulla stessa falsariga Simone Vannucchi. "Non condivido questo certificato. Invece che dare una spinta al turismo, paradossalmente potrebbe rallentarlo". Costretto a effettuare un tampone prima di partire, nel caso in cui la Toscana dovesse non essere più gialla, è Isacco Salvi. "Ho avuto il Covid, ma ad agosto, quando ho fissato la mia vacanza, saranno più di sei mesi. Per cui, se dovessimo essere arancioni o rossi, cercherò di prenotarmi per tempo per il tampone. Potrebbe esserci la corsa".

Francesco Bocchini