Gabriella, una pastora tra i "Pistorienses" "Quando sono al pascolo il tempo si ferma"

Dal call center alla terra: "Ho imparato il mestiere osservando gli altri pastori. Ci sono voluti anni, anche per essere accettata"

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Ha portato fino a quattrocento pecore da Forrottoli al Santonuovo. Chilometri molto impegnativi. Ma la vita del pastore lo è, anche se, giorno dopo giorno, sono i ritmi degli animali e della natura a governare la sua esistenza che si abitua pian piano a un tempo lento, completamente riconquistato, e la fatica svanisce nella passione per il lavoro. Ed è così per Gabriella Michelozzi, nata a Pistoia il 28 settembre del 1978, pastora, con la sorella Stefania, nel suo regno verde sulle colline di Quarrata che ha un nome assai poetico "Canto di primavera del sogno antico".

Perchè questo nome?

"E’ una storia particolare. Diversi anni fa il mio babbo, Fabrizio, ebbe un infortunio con il trattore. Ebbe conseguenze serie, che comportarono per lui alcune disabilità. Adottammo due cani, due anziani golden retriver, entrambi molecolari. Si chiamavano Piero ed Eva. Piero e il babbo svilupparono fin da subito una incredibile simbiosi che portò a grossi miglioramenti delle condizioni del babbo. Ne ricevette un equilibrio e serenità interiori impagabili nei suoi ultimi anni di vita".

E poi cosa accadde?

"A quell’epoca io uscivo dall’esperienza del call center di Pistoia e dall’occupazione aziendale che, come qualcuno si ricorderà, divenne anche uno spettacolo teatrale. Il testo lo avevo scritto io. Era la fine del 2009. Ero rimasta senza lavoro e decidemmo di ritirarci nel podere dei nonni, a Forrottoli, progettando di aprire la fattoria".

Fu un’impresa difficile?

"Tentammo di ripulire il terreno con i frullini. Ma era impossibile. La mamma Agnese mi disse che ci volevano le caprette perchè avrebbero mangiato i pruni. Dopo quattro mesi avevo 89 caprette e i pruni sparirono. Ma c’era l’erba. Ci volevano le pecore. Le pecore arrivarono e il podere fu tutto pulito".

Qual era l’obiettivo?

"Se si pensa al sistema del dopoguerra, tutto era autonomo e non c’erano le difficoltà dell’agricoluta e dell’allevamento intensivi. Tutto funzionava. Perchè l’agricoltura non stressata produce e così l’allevamento, in un equilibrio perfetto. Abbiamo mirato a questo. Era il 2010, eravamo senza soldi, la casa era in brutte condizioni e intorno c’erano cinque ettari di terreno abbandonati da trent’anni. “Canto di primavera“ era il vero nome del nostro Piero ed è una canzone del Banco del Mutuo Soccorso. “Del sogno antico“ era il nome del luogo di provenienza di Piero. Ed ecco l’origine del nome".

Come è diventata pastora?

"Ci sono voluti anni per essere accettata come pastora. Il mestiere l’ho imparato osservando i pastori e c’è voluto tanto tempo per imparare. Oggi ho 80 pecore e 60 caprette. E tutte hanno un nome".

Lei è stata inserita anche in un documentario che ha ricevuto molti premi...

"Sì. Ci sono quattro minuti su di me nel documentario “In questo mondo“, oggi su Rai Play. E’ dedicato alle donne pastore ed è stato realizzato da Anna Kauber. Le protagoniste sono diciotto. Ha vinto diversi premi: miglior documentario italiano a Torino, il Premio Roberto Gavioli e il terzo premio Mug per usi e costumi. Oggi rappresento la pastorale femminile toscana in tutto il mondo e il documentario è stato acquisito dalla Biblioteca Nazionale Italiana come documento storico sulla vita pastorale delle donne".

Oggi come va?

"Non facciamo grandi guadagni. Ci sosteniamo con dignità e con le spese ce la facciamo, nonostante la fatica sulla bolletta. La nostra è una produzione stagionale: piccoli frutti, albicocche, pesche e mele, prodotti dell’orto coltivati con le piante antagoniste per non usare concimi chimici e diserbanti. La nostra è una azienda biologica certificata. Produciamo grano, farine, pasta, biscotti, olio, vino vinsanto, pecorino, caprino. Più che un agriturismo è una attività di somministrazione con attività didattica e pernottamento per le visite. Facciamo vendita diretta e consegne a domicilio, e il mercatino ogni domenica mattina al Parco Verde di Olmi".

Lei non si ferma mai, vero?

"Non mi fermo mai. Nessuna sosta. Questo è un lavoro pieno di fatica, ma con la possibilità di imparare tante cose importanti, come il distacco, e godere di ogni momento della giornata. La vita della pastorizia cambia la visione del tempo. Quando sono al pascolo il tempo si ferma. Sento il caldo il freddo il vento. Si fa fatica, ma hai la possibilità di rigenerare ogni momento la tua energia per andare avanti, ed essere consapevole di dove sei".

lucia agati