Spuntano i furbetti del cashback. "Sessanta scontrini per un pieno"

La protesta di un benzinaio: "Così non va bene, devo pagare troppe commissioni. E non sono il solo..."

Paolo De Mattia e Gianmario Natale gestori del distributore IP sul viale Adua

Paolo De Mattia e Gianmario Natale gestori del distributore IP sul viale Adua

Pistoia, 2 marzo 2021 -  Il cashback? Un’opportunità per il consumatore che diventa un potenziale boomerang per l’esercente. Ad alzare la mano e dire che così non va è Gianmario Natale, titolare della stazione di servizio Ip di viale Adua, che ultimamente ha dovuto fare i conti con un nuovo tipo di cliente, il cosiddetto "pendolare dello scontrino", colui cioè che fa una scorta di ricevute fiscali di importi irrisori pur di incrementare le transazioni per avere i rimborsi statali (ne servono 50 in sei mesi per avere fino a 150 euro). «Non stiamo parlando di una pratica vietata dalla legge, ma di un’abitudine che se condivisa e diffusa potrebbe danneggiarci seriamente – spiega Natale –. E’ capitato infatti che per un semplice pieno da poco meno di 60 euro alcuni abbiano effettuato più di sessanta transazioni. Importi singoli ridicoli, talvolta di un euro, talvolta di 90 centesimi, al solo evidente scopo di incassare scontrini. È accaduto anche in altre stazioni di servizio, non sono il solo a lamentare episodi del genere. Se davvero questi pendolari dello scontrino ritengono di non fare nulla di male, perché non lo fanno quando siamo aperti?".  

Tutto infatti succede quando le luci si abbassano, dopo le 19, quando cioè il distributore entra in modalità self: c’è chi arriva, infila la carta elettronica, estrae la pistola dell’erogatore, ‘spara’ un goccio di benzina nel serbatoio, ripone la pistola e riparte da capo. Così per almeno venti volte in un solo pit stop, con copione ripetuto anche nei giorni a seguire fino a totalizzare decine e decine di scontrini. Lo raccontano bene i filmati della videosorveglianza dove si vede il continuo estrarre e ritrarre la pistola dall’erogatore. L’obiettivo di chi adotta questa "strategia" è semplice: scalare la classifica del cashback, quel sistema che consente di ricevere un rimborso pari al 10% della spesa pagata con moneta elettronica, in modo da avere più possibilità di ottenere il cosiddetto "super cashback", rimborso speciale fino a 3mila euro in un anno che spetta ai primi 100mila che abbiano effettuato il maggior numero di pagamenti con carte, bancomat e app dedicate. Un accumulo che non tiene conto degli importi minimi di ogni singolo scontrino o transazione e che quindi consente anche a questi "pendolari della stazione di servizio" di partecipare senza che ci sia nulla da obiettare. Almeno formalmente. «Il danno per noi è economico, relativo al costo delle transazioni – conclude Natale –. Qualora la pratica divenisse diffusa ci lascerebbe in ginocchio. Già siamo di fronte a margini di guadagno risicati, pressoché inesistenti, e ad incassi diminuiti del 70-80% rispetto allo scorso anno. Se pure il cashback diventa un boomerang...".  

linda meoni