
L’indagine è stata condotta dalla Guardia di Finanza di Prato
Trenta cantieri per ristrutturazioni di immobili di vario genere, finanziate attraverso il bonus facciate, erano inesistenti e servivano solo a truffare lo Stato. Ha pesanti legami con Montecatini e la Valdinievole l’ultima inchiesta del gruppo della guardia di finanza di Prato, iniziata nel 2022, sulle truffe commesse con l’utilizzo del bonus facciate in tutta Italia. Gli inquirenti stanno accertando se i proventi del reato commesso in tutto il paese siano arrivati addirittura a 23 milioni di euro. Una cifra davvero incredibile, che conferma come questa opportunità sia stata sfruttata nel nostro paese per commettere una serie incredibile di reati. Le fiamme gialle della città laniera nell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Leonardo Di Gaudio dalla procura di Pistoia, hanno eseguito il sequestro di beni per 11 milioni di euro, tra cui un ex albergo presente in città, chiuso da qualche tempo, e una ex casa cantonale a Pescia. Le indagini vedono coinvolta una commercialista di Pescia, un imprenditore che si muoveva tra la Puglia e la Toscana proponendo l’affare e un prestanome, attualmente alle Canarie, coinvolto in un’altra inchiesta relativa alla vendita all’asta di un altro albergo a Montecatini. Il sequestro di denaro e di beni immobili ammonta a circa 8,5 milioni. Oltre gli edifici sequestrati in città e a Pescia, c’è anche un capannone industriale a Barletta. La parte immobiliare ammonta così a due milioni di euro. L’indagine della Guardia di Finanza ha portato al sequestro impeditivo di tre società, tutte con sede legale a Prato, per un valore complessivo del capitale sociale di 300mila euro.
L’attività investigativa sta proseguendo: gli inquirenti stanno valutando se altri 12 milioni di euro provengono dalle stesse attività illecite. Come avrebbero agito i presunti responsabili di questi reati? Le azioni contestate sono di tre tipi: in alcuni casi i crediti di imposta ottenuti sono stati maggiori rispetto a quanto necessario, perché i lavori alle facciate erano di minore portata rispetto a quanto dichiarato. In altri casi, sempre con la presunta complicità del proprietario dell’immobile interessato, gli interventi non sono mai iniziati. Il massimo è stato raggiunto con l’utilizzo di generalità e dati di soggetti che non hanno mai chiesto il bonus e hanno sporto denuncia non appena venuti a conoscenza, un vero e proprio furto d’identità. Anche il numero dei falsi cantieri potrebbe essere molto più alto rispetto a quello accertato dalla guardia di finanza. Le indagini coordinate dalla procura di Pistoia proseguono quindi per trovare ulteriori riscontri rispetto a quanto scoperto finora.
Daniele Bernardini