REDAZIONE PISTOIA

Fondazione Marino Marini: scontro tra eredi e commissario sul nuovo cda

Gli eredi Pedrazzini contestano l'esclusione dal cda della Fondazione Marino Marini e chiedono l'intervento del Ministro dell'Interno.

I nipoti di Pedrazzini hanno scritto una lettera al ministro Piantedosi Nella foto, il commissario straordinario Raffaele Ruberto e il prefetto di Pistoia, Licia Donatella Messina

I nipoti di Pedrazzini hanno scritto una lettera al ministro Piantedosi Nella foto, il commissario straordinario Raffaele Ruberto e il prefetto di Pistoia, Licia Donatella Messina

Il destinatario principale è uno, il Ministro dell’Interno, ma in copia la lettura è inviata anche all’Ambasciata svizzera in Italia e alla ‘gemella’ italiana in Svizzera; oggetto: "Fondazione Marino Marini-Prefettura di Pistoia". Mittenti Loraine Ricklin Pedrazzini e Paolo, Gianni, Noé e Lola Pedrazzini, ovvero i sei nipoti ed eredi di Mercedes Pedrazzini, alias la vedova Marini che quella Fondazione in oggetto la costituì nel 1983 per onorare la memoria e l’opera del marito defunto Marino.

Pochi indizi bastano probabilmente per comprendere che la missiva non contenga né auguri di Natale né felicitazioni di altro tipo. Nocciolo della questione sollevata dai nipoti è lo "sconcerto" per "l’esclusione dei componenti appartenenti alla famiglia della fondatrice, nonché dell’avvocato Carlo Ferdinando Carnacini, cugino dello scultore e chiamato dalla fondatrice stessa a comporre in consiglio di amministrazione della Fondazione".

Indigerita dunque la nuova strutturazione del cda pensata dal commissario della Fondazione, il prefetto a riposo Raffaele Ruberto, con nomine decise da sindaco di Pistoia, Soprintendenza e Banca Intesa (per altro, non ancora note), poiché, sostengono i parenti, "sovverte del tutto le volontà di nostra zia Mercedes a favore di soggetti estranei alla Fondazione di famiglia".

In particolare a essere inspiegabile per i Pedrazzini sarebbe la presenza di due terzi del cda, i rappresentanti di Soprintendenza e Banca Intesa, per il primo soggetto "nonostante la normativa proibisca ai sovrintendenti di essere membri di fondazioni privati", per il secondo "nonostante il fatto che nella volontà statutaria della fondatrice fosse ed è indicata la Caript e non Banca Intesa".

"Com’è possibile – si domandano i Pedrazzini – che un’Autorità italiana possa stravolgere l’assetto statutario della Fondazione escludendo del tutto la nostra presenza? Siamo certi che il Ministero non vorrà creare un gravissimo precedente in cui organi dello Stato e una banca privata estromettano da una Fondazione privata la famiglia della fondatrice".

Segue poi un riepilogo dei ricorsi pendenti, tre riuniti in uno più quello al Tar della Toscana relativo al solo provvedimento di commissariamento. "Ci allarma e inquieta la paradossale possibilità che il Commissario prefettizio abbia la facoltà di rinunciare ai ricorsi creando una mostruosità giuridica e un precedente allarmante per tutte le Fondazioni italiane. La invitiamo dunque – è l’appello rivolto a Piantedosi - a intervenire tempestivamente per chiarire le iniziative assunte al riguardo dai suoi uffici".