"Ecomuseo significa comunità"

Vagaggini nuovo direttore: "E dove ci sono i progetti arrivano anche le risorse". La sorpresa del timo

Migration

Continuità con il passato, a riconoscere la bontà del lavoro portato avanti prima di lui, con un impegno che vuole insistere sopratutto su una capacità che appartiene solo a chi la montagna la vive: evidenziare l’unicità di ogni identità, ben consapevole che nel momento in cui queste unicità fanno squadra il risultato non può che ambire al massimo. Viene dalla città Lorenzo Vagaggini, nuovo direttore dell’Ecomuseo della Montagna Pistoiese, ma che il suo legame con questi territori sia forte lo si comprende già dal linguaggio che usa: "Non mi piace chiamare questi luoghi ‘montagna’. Per me vale l’espressione ‘terre alte’". Dottore forestale, libero professionista impegnato nell’ambito della progettazione e della consulenza in campo agronomico e forestale, Vagaggini subentra a Manuela Geri, pilastro dell’Ecomuseo che ha contribuito per prima a fondare questa realtà che dal 1989 a oggi si è dimostrato capace di galoppare e crescere.

Perché si è candidato alla guida dell’Ecomuseo?

"Negli ultimi anni mi sono rimesso a studiare e mi sono laureato a Firenze in storia, specializzazione geografia antropologica. Sono iniziate le collaborazioni con l’Università e l’ingresso nel Laboratorio di geografia sociale. La progettazione trasversale e interdisciplinare è diventata per me centrale, da qui la curiosità e l’interesse per l’Ecomuseo. Mi ha colpito l’enorme lavoro svolto da Manuela, mi sono sentito ben accolto e a lei ho chiesto di rimanere non solo per il passaggio delle consegne ma anche perché ritengo prezioso il suo supporto".

In che direzione si muove? "Ho iniziato con incontri sul territorio, perché fondamentale per l’Ecomuseo è il concetto di comunità. Vedere quante associazioni collaborano è stato stimolante. Una pluralità di persone e di interessi, un patrimonio enorme. Dove c’è comunità, c’è capacità di sognare e di progettare. E dove ci sono i progetti poi arrivano anche le risorse". Cosa si pone di realizzare nel suo mandato?

"Non serve rivoluzionare niente, ma penso che il primo passo da compiere riguardi la comunicazione. Parlare forse più ai pistoiesi di città e di montagna, che spesso ignorano l’esistenza di questo polo o se lo conoscono non lo hanno mai visitato. Questo è un ‘museo su misura’, ciò significa che chiunque può realizzare la visita secondo le proprie esigenze. Poi il capitolo partnership: vorrei allargare i rapporti con le università, i centri di ricerca, gli enti culturali che operano in coerenza con i nostri scopi. Rafforzare il rapporto con il sistema museale pistoiese, riportare la musica nei luoghi dell’Ecomuseo. Anche in quelli più sperduti".

Risorse da intercettare?

"Intanto siamo in attesa degli esiti di un grosso bando ministeriale, ‘Montagna Italia’. Dovessero arrivare risorse da qui, l’intenzione sarebbe valorizzare la rete sentieristica, investire sui servizi, penso a navette o noleggio biciclette. Occorre rimettere a sistema le tante frammentazioni". Iniziative in calendario?

"Di quelle più prossime, l’incontro del 17 dicembre. Grazie a un progetto di ricerca finanziato dalla Fondazione Caript sulle proprietà officinali di alcune piante siamo riusciti a scoprire che il timo che cresce sulla nostra montagna ha un profilo molecolare tutto suo, particolarissimo. I suoi estratti hanno proprietà medicamentose non solo per le persone, ma anche per i libri: i terpeni sprigionati proteggono gli antichi manoscritti da possibili attacchi fungini".

linda meoni