E’ già boom di denunce "Emergenza continua"

Sono state 50 le chiamate arrivate al centro antiviolenza dall’inizio dell’anno. L’avvocato Barontini: "Crescono pure gli accessi di minori al pronto soccorso"

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In appena cinque mesi un boom inatteso di chiamate che ha fatto schizzare il triste contatore della violenza sulle donne in questo 2022 già a quota 50. Un numero però non esaustivo che evidenzia nient’altro che la punta dell’iceberg di un fenomeno che vive e si alimenta del silenzio e che tiene conto delle sole segnalazioni arrivate al centro antiviolenza "Aiutodonna", il servizio in capo alla Società della Salute Pistoiese gestito in collaborazione con la cooperativa Gruppo Incontro. Per capire la gravità del fenomeno sarà sufficiente un paragone, quello con il 2021, quando le segnalazioni arrivate furono tra le 100 e le 110: in questi primi cinque mesi si è macinata già la metà dei casi emersi lo scorso anno.

"In autunno si era verificata una flessione nelle chiamate, poi ecco da gennaio una nuova ripresa – commenta la presidente della Sds Anna Maria Celesti -. Fatto ancor più allarmante è quello che si riconduce non ai semplici numeri, bensì alla gravità della violenza perpetrata, sempre più cruenta, sempre più efferata. Il fattore culturale non è che un pregiudizio: vale la pena ricordare che non esistono violenze buone e violenze cattive e che niente giustifica la violenza. Alle donne nel mirino dell’aguzzino ricordo una volta di più che c’è sempre un modo per uscire dalle situazioni più difficili, anche quando si pensa che sia tutto finito o che si debba per forza subire. In realtà come quella di secondo livello gestita dalla Società della salute le donne possono trovare tutto il percorso utile a uscire dalla violenza e arrivare a una propria nuova vita, di lavoro e di casa, accompagnati dal supporto di una rete di professionisti, psicologi, assistenti sociali, legali, al fianco della donna maltrattata in ogni fase del percorso".

Ma l’aumento dei casi segnalati e denunciati negli ultimi mesi è un dato da mettere in relazione con il trend opposto, più preoccupante, emerso nel periodo del lockdown. Ce lo spiega bene l’avvocato Francesca Barontini di Pistoia, legale del centro Antiviolenza. "Questa emersione dei casi in realtà ci rassicura – spiega l’avvocato Barontini – perché vuol dire che le donne hanno ricominciato a denunciare. Nel periodo del lockdown e nei mesi seguenti, quando era certo che le situazioni di disagio famigliare erano aumentate, in realtà avevamo assistito, preoccupati, a un calo delle denunce". A stimolare il coraggio sono anche le misure che vengono dal Tribunale e la "pubblicità" che i giornali ne fanno. "Si tratta di due aspetti importanti – spiega l’avvocato – che infondono coraggio a chi teme ritorsioni dal proprio aguzzino". Un altro dato preoccupante è l’aumento del disagio anche dei minori. "Anche questo è figlio della pandemia. Le tensioni famigliari quasi sempre coinvolgono i minori che sono in casa. Abbiamo assitito in questi mesi ad un aumento di accessi al pronto soccorso di ragazzi non solo vittime di violenza ma che sfogano il proprio malessere con atti autolesionistici, per esempio tagliandosi sulla pelle".

Dunque, come uscire da questo tunnel di violenza? "Il centro Antiviolenza è una risorsa preziosa perché offre un team alle vittime (psicologi, avvocati, assistenti sociali) . Ma io credo che si possa fare di più. E’ molto importante accompagnare le donne, e in generale le vittime di abusi, nel processo di presa di coscienza, e per questo c ’è bisogno soprattutto di una assistenza psicologica. Per questo, una buona idea sarebbe quella di prevedere un bonus psicologico, da spendere appunto per supportare le vittime. Le denunce troppo spesso arrivano tardi, o dopo aver subito per un tempo lungo".

linda meoni

Martina Vacca