Dialoghi: taglio del nastro Petrini-show, scatenato per difendere il pianeta

All’inaugurazione l’ideatrice e direttrice Cogoli insieme a Tomasi e Zogheri. Dal palco la solidarietà per gli alluvionati. Oggi premio ad Amitav Ghosh .

Dialoghi: taglio del nastro  Petrini-show, scatenato  per difendere il pianeta

Dialoghi: taglio del nastro Petrini-show, scatenato per difendere il pianeta

Un manifesto del cambiamento in sei punti che, spinto da un movimento dal basso, sia capace di arrivare là dove si scrivono le regole e si può fattivamente incidere. E poi l’invettiva contro lo spreco alimentare, la plastica monouso, il cibo "iperprocessato", la "pornografia alimentare" degli show a base gastronomica, "vero ciarpame" che "propone solo chef uomini dimenticando che la storia della gastronomia l’hanno scritta milioni di donne". È un Carlo Petrini senza sconti quello che apre l’edizione 2023, la quattordicesima, dei Dialoghi di Pistoia festival di antropologia contemporanea che come da tradizione ha offerto alla città la conferenza inaugurale.

Prima, a far gli onori di casa, Lorenzo Zogheri della Fondazione Caript che promuove e sostiene il festival, l’ideatrice dei Dialoghi Giulia Cogoli e il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi, tutti compatti in un messaggio di vicinanza e solidarietà alle popolazioni dell’Emilia Romagna colpite dall’alluvione e nei ringraziamenti di rito alla grande macchina che sta dietro ai Dialoghi, compresi i quasi 400 giovani volontari che sono al lavoro nei vari luoghi del festival impegnati in diverse mansioni.

Spazio dunque all’appassionato monologo del gastronomo Petrini, che per rendere l’idea del disastro in atto e di quanto la gastronomia sia parte attiva e responsabile nella scacchiera ha cominciato snocciolando numeri. "Il principale indiziato di questo sconquasso ambientale è il sistema alimentare nel suo complesso – ha detto Petrini –, responsabile del 37% delle emissioni di CO2, di una situazione quale lo spreco di proporzioni ormai vergognose. Produciamo cibo per dodici miliardi di viventi quando in realtà ne siamo otto. Ciò significa che circa il 33% del cibo prodotto viene buttato in un mondo in cui, dati ufficiali, esistono 800 milioni di persone che soffrono la malnutrizione. Tradotto in quantità, un miliardo e mezzo di tonnellate all’anno finiti nella spazzatura, con enormi problemi di smaltimento, prodotte su 200 milioni di ettari di terra fertile, con il quantitativo esorbitante di acqua che serve per produrre quel cibo".

E poi le frecciate alla politica – "quella sì che è slow" – la consapevolezza amara di "essere giunti a un punto di irreversibilità" per l’ambiente, la presa di coscienza della nuova era che viviamo, quella della transizione ecologica. "Tutto questo ci chiede di avere un atteggiamento responsabile – ha proseguito –. Mai come in questo momento la società civile è chiamata a dare una risposta, per l’incapacità della governance politica internazionale a trovare un punto di coesione". Poi il momento di presentare la campagna pronta ad essere lanciata entro la fine dell’anno, una sorta di petizione aperta a tutti per adottare comportamenti responsabili: "La gastronomia, la cultura alimentare, è una scienza multidisciplinare perché dentro la cultura alimentare ci stanno l’agricoltura, la zootecnia, i processi di produzione e trasformazione, ma anche identità dei territori. Per questo la gastronomia è anche antropologia, economia, economia politica. Sovranità alimentare? Mi chiedo di che si parli se la proprietà dei brevetti dei semi è quasi totalmente privata".

Archiviato il debutto, è tempo di pensare all’oggi (dettaglio su www.dialoghidipistoia.it) con tantissimi appuntamenti e, tra gli altri, la consegna ad Amitav Ghosh del Premio internazionale dei Dialoghi: "Il rapporto tra giustizia ambientale e giustizia sociale è un tema molto attuale – ha anticipato ieri alla stampa –, il nesso è palpabile, nel senso che oggi più che mai è necessario creare un mondo dove non esistano più le colossali disparità e divari di reddito, di standard di vita che contraddistinguono il nostro mondo".

linda meoni