Da Pinocchio allo zoo, i nostri gioielli a rischio "Subito aiuti o andare avanti sarà difficile"

Pistoia Sotterranea, Museo e rifugi Smi, Giardino zoologico e Parco di Pinocchio: grido d’allarme al governo per un sostegno. Iori, Cavicchio e Bernacchi: "Pochi sostegni per musei e parchi privati, impossibile pensare di resistere anche per il 2021"

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di Davide Costa

E’ un grido d’allarme quello che arriva da Pistoia sotterranea, Musei e rifugi Smi di Campotizzoro, Giardino zoologico di Pistoia e Parco di Pinocchio di Collodi: dopo un 2020 disastroso, l’anno appena iniziato non sembra promettere niente di buono. "La situazione è difficilissima – racconta Gianluca Iori, direttore di Pistoia sotterranea e dei Musei e rifugi Smi –. Siamo a zero prenotazioni per il 2021. Di regola a dicembre avevamo già il tutto esaurito per la stagione primaverile-estiva. Rispetto al 2019 abbiamo perso almeno 30mila persone. Da gennaio a oggi possiamo dire di aver lavorato solo a luglio e agosto. Dal 15 ottobre le nostre porte sono sprangate ma, a differenza di altri musei, non abbiamo ricevuto nemmeno un euro". Il motivo, spiega Iori, è semplice: il ministero ha previsto ristori per i musei statali, per quelli comunali e per le strutture gestite da enti religiosi. Niente per quelli privati o, come nel caso di Pistoia sotterranea e Musei e rifugi Smi, gestiti da associazioni. "L’ottanta per cento del nostro flusso turistico – prosegue – è tra marzo e maggio. Abbiamo tre dipendenti che, tranne luglio e agosto, sono stati in cassa integrazione e ancora non hanno ricevuto un euro. Avremmo bisogno di una data certa per la riapertura e ci sarebbero serviti ristori pari al 70% degli incassi, oltre a una moratoria fiscale. E invece le tasse sono sempre ’in agguato’".

Di situazione difficile parla anche Paolo Cavicchio, direttore e responsabile veterinario del Giardino zoologico di Pistoia. "La nostra struttura – spiega – ha un costo medio giornaliero di 3.300 euro. Cibo per gli animali (10% del totale), ma anche manodopera, spese per il personale, utenze, servizi. Ogni anno abbiamo bisogno di 100mila visitatori per pareggiare le spese. In alcuni anni siamo arrivati a 125mila presenze. Nel 2020 questi numeri sono stati ridotti di oltre il 40 per cento. Cifre alla mano, con questa situazione si può reggere un anno, non due: i margini di utile nei parchi come i nostri sono bassi". Sono una ventina i dipendenti, senza considerare quanti lavorano nella ristorazione (da 6 a 35 persone a seconda del momento). "Abbiamo cercato di contenere i danni – conclude Cavicchio – mettendo i dipendenti in cassa integrazione a piccoli gruppi. Restare aperti in estate ci è servito per contenere le perdite. Come si tira avanti? Coi ristori siamo riusciti a ottenere il 15% del mancato introito. Ma per il resto abbiamo intaccato le ’riserve strategiche’, erodendo risorse per agli investimenti e accedendo al prestito garantito dallo Stato".

"Le nostre risorse economiche – spiega Pier Francesco Bernacchi, presidente della Fondazione Carlo Collodi – provengono per il 90% dal parco di Pinocchio e nel 2020 il nostro è stato il parco rimasto aperto più di tutti. Poi, però, ci siamo dovuti arrendere. Per cercare di resistere ci siamo attivati fin da subito per ottenere i finanziamenti garantiti dallo Stato. Possiamo dire che per il 2020 la Fondazione Collodi è in grado di onorare i suoi impegni. Il 2021 si presenta tutt’altro che semplice: stiamo lavorando per aprire la domenica delle Palme: sarebbe una valvola di sfogo, seppure al momento limitata all’Italia, e ci permetterebbe di evitare interventi drastici. Il parco dà lavoro a 20-30 persone, tra fissi e stagionali, ai quali dobbiamo aggiungere un’altra trentina di persone con le quali collaboriamo in regime libero professionale".