Da Pascoli a Petrocchi Incanto sotto i castagni Nel Parco Letterario insieme a Giovanni

di Lucia Agati

"Il mio paese era un paesucciaccio situato sui monti. Aveva una posizione bellissima, a mezzogiorno, in un clima temperato, castagnoso, fresco d’estate, non troppo freddo d’inverno. Due catene di poggi gli si partono ai lati, lasciandolo solo nel mezzo, s’allargano a vu davanti a lui, vanno a perdersi ondulati lontano e aprono al paese un bel panorama: tre città, una pianura seminata di case, nel fondo una corona d’altri poggi famosa e su, in alto, un cielo quasi sempre sereno di giorno e stellato di notte". Policarpo Petrocchi, linguista e scrittore pistoiese vissuto tra il 1852 e il 1902, nel suo libro "Il mio paese" fa conto di raccontare una favola, come se quel borgo antico esistesse soltanto nella sua fantasia, invece ne racconta tutta la vita. L’anima di Policarpo ancora oggi pervade Castello di Cireglio, uno dei trenta parchi letterari italiani e che a lui è stato dedicato, il 26 aprile del 2021. A curare la più recente ristampa dell’opera che Petrocchi dedica al suo paese è il professor Giovanni Capecchi che del Parco Letterario è presidente e voce narrante. Giovanni è nato a Pistoia il 16 settembre del 1971. La moglie, Francesca, insegna matematica alle scuole medie di Quarrata, la figlia Chiara, 20 anni, studia scienze dell’educazione mentre Alessandro, 18 anni, affronta quest’anno la maturità scientifico-sportiva. Di letteratura è intessuta tutta la sua vita. Oggi è presidente Uniser e insegna a Perugia. Dirige da dieci anni la rivista "Naturart" per Giorgio Tesi Editrice ed è stato uno dei volti dei "Pistorienses" ritratti dal fotografo Nicolò Begliomini.

Cosa voleva fare da bambino?

"Volevo studiare medicina, ma poi, al liceo classico Forteguerri, c’è stato l’incontro con il professor Vasco Gaiffi ed è nato l’amore per la letteratura. Ma ancor prima devo questo amore al maestro Giancarlo Innocenti, che è morto giovane, e che ci faceva studiare i poeti e il loro scritti. Mi sono laureato in lettere con una tesi su Giovanni Pascoli studioso di Dante, con Marino Biondi, e dopo il dottorato c’è stato l’ingresso nell’insegnamento. Dal 2006 insegno a Perugia, all’Università per stranieri, dove sono stato prima ricercatore e poi associato. Pascoli è una costante della mia vita, Con Biondi ho recentemente curato il “Lessico critico pascoliano“, nella letteratura di guerra e ottocentesca".

E quando è nata la passione per i parchi letterari?

"Dieci anni fa ho cominciato a interessarmi di turismo letterario curando il corso di laurea su turismo e cibo. Nel 2021 ho creato il Centro di ricerca sul turismo letterario a Perugia, si chiama Tule. I partner sono Uniser e i Parchi Letterari. Uniser finanzia una borsa di ricerca: stiamo mettendo in rete tutte le esperienze di turismo letterario che vede un autore come valore aggiunto, noi partiamo da Policarpo per farlo conoscere e leggere".

Vuole guidarci attraverso il parco letterario?

"Ci sono quattro casine con i libri della Biblioteca San Giorgio a disposizione dei visitatori. Sono state disegnate da un giovane artista. Le persone possono prendere i libri e sedersi sulle panchine, all’ombra, e leggere. Padre Paul ha messo a disposizione l’oratorio di San Rocco, che è completamente e perfettamente restaurato, anche per serate dedicate a eventi. Il 16 agosto sarà festa per il paese come accade dai tempi di Policarpo. C’è un sentiero che riconduce verso Le Piastre e attraversa il castagneto In Santa. E’ stato recuperato dal Parco e da Amo la Montagna. E’ un castagneto produttivo e un perfetto teatro naturale per eventi, all’ombra degli alberi".

La parte più antica?

"E’ il Cassero e qui sono poste le targhe di Leonardo Begliomini, il padre di Nicolò, dove sono incise le frasi di Petrocchi. E poi c’è la Tuia, che è stata piantata centoventi anni da. Un bellissimo gigante. La scuola oggi è una casa per l’estate, ma la maestra per i bambini di Montagna la pagava lui, Policarpo. Poi c’è il cammino delle acque che comprende la fontana del Leone. Il suo restauro è un progetto del Parco con Publiacqua. Le altre due fontane sono nel bosco, a cura della Pro Loco delle Piastre".

Ci sono altri progetti?

"Partecipando al bando Piccole Bellezze della Fondazione Caript contiamo di recuperare tre casine in pietra, abbandonate. Così il Parco avrà una sala incontri, il museo e la foresteria per un turismo che ama la natura, il silenzio la cultura, e camminare. Ci sarà anche uno spazio per il centro studi del Cnr. C’è un metato, privato, visitabile, era l’antico ritrovo del paese. Erano undici in tutto. Allo studio anche un affittacamere".

L’obiettivo di tutto questo?

"Avviare un piccolo motore che porti con sè iniziative dei privati per recuperare case, bosco e terra e fare in modo che qui si possa vivere e lavorare, e attrarre investimenti pubblici. I poeti danno il certificato di esistenza in vita ai luoghi. Questo diceva Sciascia".