"Cratos", l’arte tra catene e voglia di libertà

Si apre alla San Giorgio la mostra di Luigi Petracchi: al centro, un cavallo imbrigliato, che l’autore definisce "ritratto di me stesso"

"Cratos", l’arte  tra catene e voglia di libertà

"Cratos", l’arte tra catene e voglia di libertà

Un cavallo che s’impenna, che così come lo si vede suggerirebbe movimento e che invece è costretto all’immobilità per via di quelle cinghie che lo avvolgono. Emblema di libertà e sua stessa negazione in una sola immagine. "In quel cavallo io rivedo me stesso, una sorta di mio autoritratto. Ma anche il ritratto comune a tutti gli esseri umani: tutti in cerca di una liberazione ma obbligati a delle cinghie, a delle catene". Ed è di catene e oppressioni che parla la mostra "Cratos" personale di Luigi Petracchi che inaugura negli spazi espositivi al piano terra della Biblioteca San Giorgio questo sabato (ore 17, presenti l’artista e Maurizio Vanni), a toccare uno dei tanti temi a riflesso sociale che permeano il suo fare arte da sempre. E qui, in questa selezione di pezzi – quattordici – realizzati da Petracchi negli anni tra il 1983 e il 2022, c’è spazio per raccontare ogni tipo di catena, ogni tipo di oppressione: perché qualsiasi sia la tirannia subita, ogni dolore ha pari dignità e valore.

"Nel progetto espositivo ‘Cratos’ sono evidenti i riferimenti ai quattro elementi e alla luce, intesa in questo caso come simbolo di vita, saggezza, lungimiranza e trascendenza – sono le parole di Maurizio Vanni che accompagnano la mostra -. Nella mitologia greca Cratos era emblema di oppressione, di dominio estorto e ottenuto con la forza che tendeva a privare le persone della libertà e della bellezza, di cui il cavallo è il simbolo, dell’autonomia di pensiero, parola, scelta e, perfino, della propria vita. Un’istallazione che allude a forme di violenza, sopraffazioni, abusi, soprusi e tirannie di ogni genere. Un’implausibile, magica ed eterna unione degli opposti: finito e infinito, ombra e luce, immanenza e trascendenza di un oltre in perpetuo divenire".

Petracchi, continua ancora Vanni, è "un artista che non ha come obiettivo quello di nascondere nel cuore dei suoi lavori particolari messaggi o di criptare i segreti della pietra filosofale a futura memoria, ma che desidera intraprendere e condividere un viaggio di conoscenza e auto-conoscenza. La sua può essere considerata una sorta di infinita azione di scoperta che si confronta con le quattro fasi alchemiche e con i quattro elementi. Un perpetuo divenire che lo porta a studiare, sperimentare, ideare, progettare e creare percorsi sempre nuovi che mette, di volta in volta, a disposizione del pubblico invitandolo a una vera e propria esperienza estetica iniziatica. Nelle sue composizioni e all’interno delle sue istallazioni site specific, oggetti, materiali, simboli, scritte, lettere, numeri e luci, allusi o manifestati in modo evidente, non sono mai casuali, ma la loro conoscenza non pregiudica, comunque, una possibilità percettiva soggettiva".

La mostra sarà visitabile fino al prossimo 7 luglio [email protected] o contattare il 339.6595081.

linda meoni