REDAZIONE PISTOIA

"Undici ore di intervento per un'ernia dorsale, ma sono stato operato alla vertebra sana"

La drammatica storia di Roberto Vettorello: "Due volte sotto i ferri. Ho tentato il suicidio"

Ospedale (foto archivio)

Pistoia, 7 luglio 2015 - Il sospetto,terribile, gli si è insinuato quasi subito, a poche ore dal risveglio, nel reparto di terapia intensiva di Careggi. Poi, quel pensiero è diventato una dolorosa realtà, confermata qualche giorno dopo dalla tac di controllo: il delicato intervento a cui si era sottoposto, 11 ore in sala operatoria, perliberarsi di un’ernia dorsale, era stato eseguito sulla vertebra sbagliata. Lo choc per Roberto Vettorello a quel punto è stato fortissimo e il timore di restare paralizzato per sempre si è trasformato in disperazione fino a indurlo a tentare il suicidio, in ospedale. Oggi, a due anni da quella terribile operazione, e dopo averne subita una seconda a un mese di distanza, Roberto Vettorello, 62 anni residente a Pistoia, chiede giustizia.

«A me non interessano i soldi – racconta Vettorello, che è assistito dall’avvocato Silvia Ubaldi del foro di Pistoia – Ma vorrei in qualche modo che chi mi ha operato commettendo l’errore, si assumesse la sua responsabilità. In questi anni, nessuno e dico nessuno dell’azienda di Careggi, né medici né dirigenti, mi ha mai chiamato per chiedermi come sto, per informarsi delle mie condizioni.Mi sento preso in giro: è come se su tutto il dolore che ho affrontato e superato, in parte, fosse stato steso un velo, come si si volesse annullarlo». «L’operazione, per esplicita ammissione del chirurgo, è stata effettuata nello spazio intervertebrale superiore a quello interessato dall’ernia – chiarisce l’avvocato Silvia Ubaldi –. I nostri periti hanno accertato il danno biologico e quello psichiatrico riportato dal paziente. Per questo, abbiamo chiesto il risarcimento dei danni al chirurgo che ha eseguito l’intervento e in solido all’azienda di Careggi».

Tutto è cominciato due anni fa. «Io sono stato operato nel reparto di neurochirurgia di Careggi, il 27 febbraio del 2013 – racconta Vettorello – E’ stato un intervento molto delicato, che è durato 11 ore. Sono entrato alle 7,50 di mattina e sono uscito alle 19. Avevo un’ernia dorsale con pressione alta al canale midollare. Per intervenire mi hanno dovuto fare un’incisione sotto l’ascella, poi mi hanno sgonfiato un polmone e divaricato due costole. Quando mi sono svegliato in terapia intensiva ho subito capito che qualcosa non era andata bene, anche perché la pressione dell’ernia era rimasta identica. Dopo sette giorni la tac ha confermato quanto temevo. Il chirurgo che mi ha operato mi ha chiesto scusa, dicendomi che avevano sbagliato vertebra. A quel punto mi è crollato il mondo addosso. Ero in un letto di ospedale, con i postumi di un intervento dolorosissimo da superare, respiravo male e avevo dolore al costato, tutto questo con la consapevolezza di dover affrontare un nuovo intervento, senza però alcuna rassicurazione circa il suo esito. Ho tentato il suicidio, tagliandomi le vene. Sono stato soccorso e portato in psichiatria per due giorni». Un mese dopo il secondo intervento.

«Sono stato operato la seconda volta il 13 marzo 2013 – spiega Vettorello – ma, nel frattempo, sono rimasto sempre ricoverato a Careggi, monitorato. Per tutto il tempo, ho avuto la mia compagna accanto, che ha dormito su una poltrona senza lasciarmi mai. Dopo l’intervento, è iniziato un lungo percorso di riabilitazione – spiega Roberto Vettorello – Mi sono trovato con due operazioni, una doppia cicatrice sotto l’ascella e dolori ovunque, oltre a una lesione su una vertebra sana». «Finora, l’azienda di Careggi ha risposto alle nostre lettere – spiega l’avvocato Silvia Ubaldi – ma senza offrire una soluzione adeguata di risarcimento. Ora dobbiamo comunque tentare una mediazione prima di avviare una causa che comporterebbe per il mio assistito un’ulteriore prova da affrontare».

Martina Vacca