
Roberto Bartoli non è tipo da dichiarazioni banali e questa intervista non fa eccezione. Il consigliere comunale uscente di Italia Viva, ex Pd nonché candidato sindaco nel 2017 con due civiche di stampo riformista (capaci di conquistare oltre 4500 voti al primo turno, ndr), non è stato uno dei volti di questa campagna elettorale. Eppure, interrogato sul tema, il professore ordinario in diritto penale all’università di Firenze regala diversi spunti: dall’appoggio alla candidatura di Iacopo Vespignani alle critiche al suo partito, dagli attacchi feroci all’amministrazione Tomasi alla necessità di fare fronte comune contro la destra in caso di ballottaggio.
Bartoli, innanzitutto perché ha deciso di non ricandidarsi?
"Il mio impegno civile permane, ma quello politico è sospeso: sto attraversando un periodo di grandi impegni e grandi soddisfazioni a livello lavorativo, non potevo fare altrimenti".
In questi cinque anni ha fatto parte del consiglio comunale. Qual è il suo giudizio sull’amministrazione Tomasi?
"Pesantemente negativo. Inizialmente c’era curiosità per lo slogan ’dopo 70 anni arriviamo noi’, ma la destra si è rivelata una costante e totale delusione. Le scelte amministrative di fondo hanno denotato incompetenza e improvvisazione: cinque anni di politiche clientelari e poco altro".
Il suo partito, dopo aver avviato un percorso con il terzo polo, è entrato nella coalizione di centrosinistra. Cosa ne pensa?
"Siamo arrivati all’epilogo peggiore con il metodo peggiore. Italia Viva voleva stare con il Partito Democratico senza il M5s e invece i pentastellati sono in coalizione, il tutto sconfessando le decisioni prese sul terzo polo. Ritengo che si sia persa un’occasione importante per costruire un’alternativa a una destra anti-europeista, a un Pd ostaggio dei populisti e a una sinistra veterocomunista".
Però è ancora iscritto a Italia Viva. Perché?
"Perché voglio portare avanti internamente le istanze di cambiamento che ritengo necessarie, anche a livello nazionale. Credo fermamente nel progetto del terzo polo e per questo, con la mia franca libertà, sostengo la candidatura di Iacopo Vespignani: è un uomo coraggioso che sta portando avanti un’esperienza importante, tenendo accesa la fiammella del riformismo, unico antidoto ai limiti palesati da destra e sinistra al governo della città".
Dunque secondo lei Pistoia Davvero può raccogliere l’eredità del suo progetto di 5 anni fa?
"Ci vedo una certa continuità, dalle politiche riformiste alla visione del futuro. Inoltre condivido le priorità a livello programmatico: dallo sviluppo economico alla digitalizzazione, dalla formazione alla ristrutturazione della dimensione sociale, dall’importanza dell’area metropolitana ai rapporti con Firenze e con l’Europa. Tutti temi colpevolmente tralasciati negli ultimi cinque anni per limitarsi alla manutenzione spicciola".
Il suo partito ha invece scelto di appoggiare Federica Fratoni. Come la vede?
"Federica è un’ottima amministratrice, lo ha già fatto e lo ha fatto bene: purtroppo dentro il Pd non è ancora preminente una visione riformista. Detto questo, credo che un’interlocuzione con Fratoni sia indispensabile per mandare a casa la destra".
Si riferisce a un’eventuale ballottaggio?
"Assolutamente sì. Occorre lavorare in quella direzione".
Alessandro Benigni