
Conferenza stampa carabinieri e finanza (Acerboni/FotoCastellani)
Pistoia, 24 giugno 2020 - Truffa, usura, ricettazione, autoriciclaggio e falsa intestazione di beni: sono alcuni dei reati, contestati a vario titolo, a 100 persone, a cui i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Pistoia hanno notificato gli avvisi di conclusione indagine da parte della Procura di Pistoia.
Si tratta del passaggio preliminare prima di arrivare alla richiesta di rinvio a giudizio. Avrebbero fatto parte di un'associazione a delinquere, con base principale a Pistoia e 'succursali in varie città toscane, operante in varie località del centro-sud (Sicilia, Calabria e Sardegna), con ramificazioni anche in Piemonte e Lombardia, che, con la complicità di professionisti, aiutava gli imprenditori a commettere reati bancarotta fraudolenta, evasione fiscale ed elusione fiscale, nonché illecito impiego di capitali. I 100 imputati (due sono deceduti nel corso dell'inchiesta) sono stati indagati durante l'inchiesta "Amici nostri", condotta nel mese di maggio del 2018, quando vennero eseguite venticinque misure cautelari e denunciate complessivamente 163 persone. Vennero eseguite anche 41 perquisizioni locali e domiciliari, finalizzate alla ricerca di materiale informatico e cartaceo, idoneo a corroborare ulteriormente le ipotesi accusatorie.
I carabinieri hanno avviarono le indagini nell'aprile del 2015 concentrando l'attenzione sull'operato di alcuni commercialisti della provincia pistoiese e su imprenditori a loro collegati. Nel corso dell'operazione è stato eseguito il sequestro preventivo ai fini della confisca di otto aziende, con sedi nei comuni di Pistoia, Buggiano e Montelupo Fiorentino, operanti nei settori della ristorazione, movimento terra, edilizia, vendita di tabacchi; il sequestro preventivo al fine della confisca per equivalente di beni immobili e mobili registrati nonché di conti correnti e depositi bancari/postali per un ammontare di circa trentasei milioni di euro.
Le investigazioni hanno consentito di individuare una struttura delinquenziale composta da imprenditori, operanti in vari settori economici, organizzata anche con l'ausilio di commercialisti. L'associazione si adoperava - allo scopo di agevolare alcuni clienti imprenditori, attivi nella provincia di Pistoia - "nelle commissioni di delitti di bancarotta fraudolenta, evasione fiscale ed elusione fiscale, nonché illecito impiego di capitali, trasferiti anche all'estero in ragione di circa 20 milioni di euro, perpetrati per almeno dieci anni, arrecando un danno complessivo (nei confronti dei creditori terzi e dell'Erario) pari a oltre 50 milioni di euro".
Le imprese coinvolte venivano fraudolentemente svuotate delle proprie risorse aziendali, attraverso il depauperamento dell'attivo, determinandone l'insolvenza ed, in alcuni casi, il fallimento. Inoltre nel corso delle indagini è stato accertato che quanto fraudolentemente distratto veniva illecitamente reimpiegato/riciclato in nuove realtà imprenditoriali che, di fatto, subentravano alle imprese fallite o insolventi e ne proseguivano l'attività, anche attraverso prestanome. "Nel porre in essere tali fatti illeciti - si legge nelle carte dell'inchiesta - alcuni soggetti responsabili (consapevoli di essere probabili destinatari di misure di prevenzione patrimoniale da parte dell'autorità giudiziaria) trasferivano fittiziamente a teste di legno i beni che, di fatto, rimanevano nella loro effettiva disponibilità affinchè, con la 'consulenza' di professionisti contabili, si potesse trarre il maggior illecito vantaggio economico, avvalendosi anche di tecniche di riciclaggio e di auto-riciclaggio". Gli appartenenti all'organizzazione criminale smantellata "tenevano condotte finalizzate a commettere numerose truffe, utilizzando aziende facenti capo alla consorteria e di fatto già svuotate di risorse economiche, nonché finalizzate alla fittizia assunzione di persone, con l'obiettivo di: favorire l'illecita permanenza nel territorio dello Stato di extracomunitari, che potevano cosi ottenere il permesso di soggiorno; far erogare indennità di disoccupazione non dovute; consentire l'accesso al credito mediante l'esibizione di false buste paga; far ottenere benefici di legge, come le misure alternative alla detenzione, a individui che diversamente non avrebbero potuto ottenerli".
E' stata accertata, peraltro, anche l'attività di usura, talvolta anche nei confronti degli stessi sodali, che venivano poi sottoposti ad estorsione per le restituzione delle somme prestate. Coinvolti, oltre agli imprenditori e commercialisti, anche numerosi personaggi contigui alla criminalità organizzata di tipo mafioso.