REDAZIONE PISTOIA

"Amianto, molti siti da bonificare"

L’Associazione invalidi rilancia l’allarme: "Interventi in ritardo"

Amianto, un problema non ancora debellato (foto repertorio)

Pistoia, 29 aprile 2019 -  Si è celebrata ieri la giornata mondiale delle vittime del lavoro e dell’amianto. Ancora oggi nel nostro Paese ogni anno muoiono più di 3mila persone per le malattie amianto correlate: solo in Toscana nel periodo 1988-2015 si sono avuti mille e 694 casi di mesotelioma maligno (tumore della pleura e del peritoneo sicuramente correlato all’esposizione all’amianto) e non pochi di questi hanno colpito pistoiesi. Purtroppo l’amianto è, infatti, ancora diffusissimo in diverse forme e i materiali che lo contengono sono stimati (per difetto) dal Cnr in 32 milioni di tonnellate; il Programma nazionale di bonifica conta 75mila ettari di territorio in cui è accertata la presenza di materiale in cemento amianto.

Il ministero dell’ambiente riferisce di 53mila e 150 siti contenenti amianto, di cui solo 2mila e 596 bonificati, 4mila e 408 siti parzialmente bonificati e 46mila e 146 da bonificare (dati 2017). Tante, solo per fare un esempio sotto gli occhi di tutti, sono anche le piccole e grandi discariche che ogni giorno vengono individuate anche nella nostra provincia.

Si tratta di uno dei tanti motivi che spingono Anmil provincia di Pistoia, Centro di documentazione amianto e malattie amianto correlate «Marco Vettori» e organizzazioni sindacali a chiedere alle istituzioni di alzare la guardia. «Dai dati del Ministero risulta evidente il ritardo sugli interventi di bonifica, completati solo nel 5% dei casi. Il risanamento ambientale, la bonifica e il corretto smaltimento dei materiali contenenti amianto devono essere le priorità per portare a zero il rischio connesso con l’esposizione a questa pericolosa fibra – si sostiene –. Nonostante oggi siano stati messi in campo alcuni strumenti e incentivi ad hoc, gli interventi stentano ancora a partire. Anche il problema della sorveglianza degli ex esposti – si conclude – è tuttora aperto poiché poche Regioni (tra cui la Toscana) hanno affrontato con normativa adeguata la questione».