L’Amazon alla pistoiese: ‘food’ e non solo

Ha successo l’idea di creare un ‘aggregatore di aziende’ lanciata dall’imprenditore Salvatore Calvano . Tecnologia e riders

‘Pistoia a domicilio’, costola locale del più ampio network ‘Comuni a domicilio’

‘Pistoia a domicilio’, costola locale del più ampio network ‘Comuni a domicilio’

Pistoia, 24 novembre 2020 - Il giro si è fatto importante: in un solo mese nella rete sono entrate circa trentacinque aziende, dieci i riders in tutto attivi dalle 10 del mattino alle 22, in una copertura territoriale che si aggira sui quindici chilometri attorno al centro storico. Sono i numeri destinati a crescere del servizio di delivery (ma non solo) "Pistoia a domicilio", costola locale del più ampio network "Comuni a domicilio" che in questo periodo segnato da lockdown e conseguenti chiusure delle attività, con consegne precise e puntuali sta permettendo di restare in piedi a quelle aziende che diversamente, contando sulle loro sole forze, avrebbero avuto difficoltà a erogare un servizio simile. All’ombra dei più noti colossi del settore che foraggiano realtà fuori dall’Italia, la rete dei Comuni a domicilio è tutta italiana e si declina città per città offrendo un servizio il più possibile su misura. A Pistoia le redini del network le tira l’imprenditore Salvatore Calvano, un passato recente nel mondo del food, che ha scelto di investire in un’attività rivelatasi assai utile soprattutto in questo momento segnato dall’emergenza sanitaria. "Era un anno che lavoravo a questo inizio – spiega –. Il primo contratto lo abbiamo siglato il 24 settembre, arrivando fino a oggi con una trentina di aziende affiliate. L’obiettivo è creare una sorta di Amazon per conto nostro, con il vantaggio dell’essere locale e dunque di poter stare sul territorio, fornire un’assistenza vicina al cliente, rapida e ancor più efficace. Quando c’è un problema i clienti chiamano il mio cellulare, non si relazionano con dei centralini o con degli indirizzi mail". Sbaglia chi pensa che questo aggregatore contenga solo aziende del settore food-alimentare: "Qui c’è di tutto, ogni partita Iva pistoiese può essere coinvolta in qualche modo. Tra i clienti ad esempio abbiamo chi vende prodotti per gli animali, parrucchieri, fiorai, chiunque venda prodotti o servizi e necessiti di un intermediario che si occupi della consegna o semplicemente di funzionare da vetrina. È logico che il food sia il settore che ha aderito per primo, era il più preparato, il più incline al delivery, ma sono certo che a trainare il network saranno aziende non food". Il meccanismo è semplice: si scarica la app dai principali store, ci si registra, si sceglie l’azienda e il prodotto e si fa il proprio ordine, scegliendo se pagare con carta o alla consegna (il 70% dei clienti preferisce questa opzione). Da lì una mail giunge a una piattaforma che provvede a smistare e a innescare il meccanismo. Ultimo anello della catena, ma assai fondamentale per la riuscita del processo, sono i riders, dieci in tutto al momento, che si spostano in motorino o in macchina fino a coprire una distanza di 15 chilometri in linea d’aria dal centro di Pistoia. Secondo le previsioni sullo shopping online italiano per il 2020, gli acquisti con strumenti elettronici entro la fine di quest’anno toccheranno i 22.7 miliardi di euro. «Pistoia a domicilio – conclude Salvatore Calvano – è parte di un franchising 100% italiano, è la terza agenzia in Toscana tra quindici in tutto il Paese. Questo suggerisce che i soldi che transitano dalla piattaforma restano sul territorio e non vanno a finire chissà dove. Obiettivi per il futuro? Crescere ancora. E questo sarà possibile grazie alla città e ai suoi imprenditori, che ringrazio col cuore per la fiducia". Linda Meoni