Addio a Mangani. Lo storico bomber che fece le fortune della sua Pistoiese

Roberto, ex calciatore, se n’è andato a 88 anni: era un idolo dei tifosi. Ha voluto essere sepolto con indosso l’amata maglia arancione. In 4 stagioni a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta segnò 64 reti. .

Addio a Mangani. Lo storico bomber che fece le fortune  della sua Pistoiese

Addio a Mangani. Lo storico bomber che fece le fortune della sua Pistoiese

"Quando l’arbitro fischiava un calcio di punizione dal limite dell’area, in posizione centrale, i tifosi della Pistoiese potevano dormire tra due guanciali: lui avrebbe segnato. Meglio di un calcio di rigore". Parola di Alberto Bigagli, storico speaker dello stadio Marcello Melani. Lui rispondeva al nome di Roberto Mangani, che nei giorni scorsi ha salutato questa terra a 88 anni (ne avrebbe festeggiati 89 il prossimo 20 aprile, per la precisione). Centoundici presenze e sessantaquattro gol nelle quattro stagioni pistoiesi, è stato sepolto a Signa in maglia arancione, per suo espresso volere. "È il terzo cannoniere della nostra storia – fa sapere lo storico Athos Querci – dietro a Barni, che però ha disputato 15 annate, e Cecchi. Un attaccante possente, una specie di Nordahl o Charles, i centravanti anni Cinquanta di Milan e Juventus. Indubbiamente la punta più prolifica che abbiamo avuto".

Un signore, in campo e fuori. Attaccatissimo alla Pistoiese: partecipava, in modo discreto senza dare troppo nell’occhio, a tutte le cerimonie (e peccato che non sia stato celebrato degnamente il Centenario, per le note vicissitudini). "Una persona religiosissima – continua Querci –: per partecipare alla Santa Messa, spesso procrastinava la partenza delle trasferte. I suoi primi due anni a Pistoia furono stratosferici, basti pensare che nel 1958/59 trascinò la Pistoiese in serie C a suon di reti (27) e l’anno successivo seppe ripetere l’exploit in categoria superiore. Non arrivò a giocare in B (anche se l’avrebbe meritata). Fece parte, però, delle giovanili viola – aggiunge –, ove ebbe modo di conoscere il grande Fulvio ’Fuffo’ Bernardini, calciatore, allenatore, commissario tecnico azzurro, dirigente dell’italico pallone".

La Fiorentina di quegli anni era una delle grandi del calcio italiano: uno scudetto e ben quattro piazze d’onore consecutive, oltre a una finale di Coppa Campioni persa contro il Real Madrid. Dopo un paio di stagioni nel Signa in quarta serie, la Fiorentina lo inserì nel proprio vivaio. Giocò nella Sestese e nel Montecatini, ove realizzò 38 centri in 56 gare. "Fu Raffaello Niccolai, ex grande attaccante degli anni Trenta, poi presidente, a portarlo a Pistoia. Lì si consacrò, ma al termine della seconda straordinaria annata, nell’estate del 1960 la Pistoiese lo cedette all’Anconitana per fare cassa. L’addio fu traumatico – conclude lo storico –, per lui e per i tifosi". Nelle Marche non si trovò bene e tornò presto nella nostra città, anche se da rifinitore più che bomber, avendo arretrato il raggio della propria azione. Gli sia lieve la terra.

Gianluca Barni