REDAZIONE PISTOIA

Truffa, in Cassazione cadono le accuse contro il farmacista

Nel blitz del 2010, furono trovati medicinali scaduti e senza fustelle. Annullata la condanna

L'indagine fu svolta dai carabinieri

Pistoia, 14 ottobre 2018 - Tutto era iniziato dopo la perquisizione nella sua farmacia, il 30 agosto del 2010, disposta dalla Procura di Modana, nell’ambito di una indagine per ricettazione di farmaci dopo un furto a un corriere. In quell’occasione, nella farmacia di Abetone in via del Brennero, gli investigatori avevano trovato alcune confezioni di medicinali scaduti e confezioni di farmaci defustellate e cioè prive della fustelle che vengono allegate alle ricette per chiedere ed ottenere i rimborsi dal Servizio sanitario. Nei guai era finito il dottor Raffaele Palombaro, allora titolare della farmacia: la Procura di Pistoia lo aveva indagato e poi rinviato a giudizio per truffa aggravata, detenzione di medicinali scaduti e peculato. Un anno fa, la sentenza di condanna in primo grado.

Ma ora la Corte di Cassazione, con sentenza emessa in data 12 ottobre 2018, ha annullato senza rinvio la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Firenze. Cadute le accuse di truffa aggravata e tentata truffa e detenzione di medicinali scaduti, mentre mentre per l’imputazione di peculato la Corte d’Appello di Firenze dovrà riesaminare il caso uniformandosi ai principi di diritto affermati dal Supremo Collegio. Un risultato importante per l’ex farmacista, che è stato provato da tutte le vicissitudini giudiziarie, rappresentato in tutti i gradi di giudizio, compresa la Cassazione, dall’avvocato Gerardo Marliani del foro di Pistoia.

Il dottor Palombaro, originario di Chieti, farmacista di anni 59 all’epoca dei fatti ed incensurato, era titolare dall’anno 2005 dell’unica Farmacia della località sciistica di Abetone.

«Come spesso accade nelle piccole località montane – spiega l’avvocato Marliani – il farmacista era divenuto il punto di riferimento per ogni situazione di emergenza e necessità sanitaria, soprattutto gli anziani, ai quali non esitava ad anticipare i farmaci necessari. La mancanza di una presenza costante e assidua di medici condotti, unita al fatto che la località montana non disponeva di un servizio di guardia medica, creava alla popolazione soprattutto anziana notevoli difficoltà».

Al farmacista, lo ricordiamo, era stato contestato il reato di «truffa aggravata» perché, secondo l’accusa, avrebbe staccato le fustelle dalle confezioni di alcuni farmaci «non ancora consegnati ai clienti» per poi apporle sulle ricette che erano state emesse dai medici e ottenerne il rimborso. L’accusa di tentata truffa era scaturita dal fatto che, conservando all’interno della farmacia numerose fustelle staccate, secondo l’accusa avrebbe tentato procurarsi un ingiusto profitto cercando di ottenere dal medico curante dei pazienti le ricette in modo da poterne chiedere il rimborso. L’accusa di peculato è relativa invece ad alcune confezioni di medicinali che, nella veste di incaricato di pubblico servizio, il farmacista avrebbe dovuto dispensare per conto del Servizio Sanitario.