
Marius Mihai Marin, 26 anni, capitano nerazzurro
Chi viene promosso dalla Serie B alla Serie A va incontro a un destino scritto, oppure può nutrire legittime ambizioni di salvezza? Questa è la domanda che alberga nel cuore e nella mente di tutti i tifosi che hanno la fortuna di sostenere un club protagonista del salto verso l’alto dalla cadetteria alla massima divisione calcistica italiana. A questo interrogativo ne abbiniamo un altro: proseguire il percorso con l’eroe della promozione, il tecnico capace di tradurre in realtà il sogno della Serie A, oppure affidare la missione della salvezza nella massima divisione a un nuovo profilo? Questo è invece l’interrogativo che anima da sempre il lavoro delle dirigenze alle prese con il passaggio al piano superiore.
Analizzando le dinamiche archiviate dalla stagione 2010-2011 a quella conclusa meno di un mese fa, scopriamo che l’orizzonte che attende il Pisa è decisamente roseo. Delle 45 squadre che tra l’annata 2009-2010 e 2023-24 hanno festeggiato la promozione in A, ben 27 si sono salvate. Un dato che corrisponde al 60% dei casi: una percentuale parecchio alta, ancor più importante se andiamo a vedere che in dieci campionati di Serie A sui quindici analizzati sono state due delle tre neopromosse ad aver centrato l’obiettivo della permanenza in categoria.
Arriviamo così alla seconda domanda che abbiamo evidenziato in apertura: le compagini fresche di promozione devono scegliere la strada della continuità, oppure è necessario imporre una svolta tecnica? In questo caso le percentuali sono meno nette rispetto a quella appena commentata relativa alla salvezza. Dalla stagione 2010-2011 a oggi possiamo vedere come in 15 casi le squadre che hanno centrato la salvezza al termine del torneo hanno percorso il sentiero delle certezze: il 55,6% delle compagini salite dalla B hanno mantenuto in panchina l’artefice della promozione. Nel 44,4% dei casi invece i club hanno impostato la strada che li ha condotti verso la permanenza in categoria cambiando guida tecnica. Osservando il quadro da un punto di vista opposto, notiamo che delle 18 squadre retrocesse dopo appena un anno dal passaggio dalla cadetteria alla Serie A, addirittura in 16 hanno scelto di iniziare il torneo con lo stesso tecnico.
Il Pisa quindi, con la scelta di affidare le sorti del ritorno in massima serie a un allenatore diverso da quello con il quale si è concretizzato il ritorno in A dopo 34 anni di esilio, si inserisce in un solco ben battuto nell’ultimo quindicennio. Regaliamoci anche un ultimo sussulto di ottimismo: la fatidica soglia dei 40 punti da raggiungere per artigliare la salvezza è divenuta, da molti anni, una semplice leggenda. Dal 2010 la soglia da raggiungere per essere ragionevolmente sicuri di ottenere la salvezza si è assestata tra i 34 e i 35 punti: in meno della metà dei campionati esaminati (7 su 15) la permanenza in A è stata ottenuta con un punteggio superiore a quota 35.
M.A.
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