
Il direttore sportivo Davide Vaira, l’allenatore Alberto Gilardino e il direttore generale Giovanni Corrado (fotoservizio Del Punta)
Garibaldi aveva i suoi Mille. Gilardino avrà un’intera città dalla propria parte. L’impresa? Salvare i nerazzurri giacché l’Italia è già unita da un pezzo, come del tutto evidente. L’Eroe dei Due Mondi diventa allora un riferimento tutt’altro che casuale: richiama il nome dello stadio, richiama il luogo della conferenza stampa (Officine Garibaldi, ndr), ma – se vogliamo – evoca anche un ideale. Perché Pisa, dopo 34 anni, cerca il suo piccolo Risorgimento calcistico. E Gilardino, con l’aria di chi ha conosciuto la Gloria del pallone ma non teme le sfide, ha abbracciato la missione: "Sarà un Pisa garibaldino". Il suo viaggio parte da qui: tra passato, presente e prospettive.
1. Il passato e Inzaghi"È importante portarsi dietro quanto di buono è stato fatto – sottolinea –, prenderlo e archiviarlo. Ripariamo dall’entusiasmo e dallo spirito di gruppo. Una squadra che ha cultura del lavoro e, al tempo stesso, gioca con l’obiettivo di non prendere gol. Ecco, tutto questo dobbiamo portarlo in categoria superiore". E su Inzaghi (fra l’altro ex compagno anche in Nazionale): "Sì, l’ho sentito diverse settimane fa. E’ prassi telefonarsi".
2. Il presente"Assieme a Giovanni e al direttore siamo in armonia su tutto – ammette –, a livello di ambizioni e obiettivi. Sappiamo che il mercato sarà lungo, ci sarà tanto tempo, ma per quanto riguarda il mio ruolo penserò ad allenare chi è a disposizione. Il direttore e Giovanni sono stati i primi a incontrarmi. Ciò mi ha convinto. Da subito c’è stato un rapporto schietto". E ancora: "Farò di tutto affinché il Pisa possa mantenere la categoria. Abbiamo bisogno di tutto l’ambiente. Sarà una stagione importante, con momenti di difficoltà, ma anche periodi buoni. Quando ci sarà il libeccio dobbiamo essere bravi a chiudere le finestre". La base di partenza è chiara: capire che squadra si ha tra le mani e poi agire sul mercato. "La prima strategia condivisa – dice – è quella della valutazione dei giocatori a disposizione. Non bisogna affrettare i giudizi. Ribadisco la cultura al lavoro di questo gruppo".
3. Le prospettive"Il nostro pensiero sarà quello di correre più degli altri" continua Gilardino, al di là dei numeri dello schema tattico. Sui quali però precisa: "Ho un’idea chiara in testa. Ma gli aspetti principali sono altri". Spiega: "Credo molto nelle caratteristiche dei giocatori, non ho un metodo tattico solo. Mi piace costruire a tre, ma ho giocato anche a quattro nelle scorse stagioni. L’aspetto tattico può modificare, sì, ho delle idee in testa. Il modulo può cambiare, i principi di gioco invece no". Poi, il tema attaccante, affare centrale. "Stiamo facendo delle valutazioni importanti sul ruolo – ammette –. In Serie A serve qualità, fisicità, giocatori che creano superiorità numerica, che sappiano difendere e che facciano gol". E infine, su Tramoni, attuale leader tecnico: "Lo devo conoscere ancora meglio – ammette –. La mia idea è quella di un giocatore bravo a lavorare tra le linee, con spunto. Saranno fatte delle valutazioni da parte mia, se farlo giostrare in 3-5-2 o in un 3-4-2-1, devo valutare bene per farlo rendere al massimo nella posizione ideale. Matteo può giocare da seconda punta, ma con due interni di metà campo che abbiano gamba, oppure può diventare una mezzala offensiva". Non resta che iniziare: il Risorgimento nerazzurro parte da qui.
Continua a leggere tutte le notizie di sport su