CARLO VENTURINI
Cronaca

"Vi rendo la chiesa". Santo Stefano dei Cavalieri. Il vescovo alza le mani

Monsignor Benotto consegna chiavi, inventario e verbale al Demanio "Non possiamo sobbarcarci spese così ingenti per lavori tanto complessi".

"Vi rendo la chiesa". Santo Stefano dei Cavalieri. Il vescovo alza le mani

Un mazzo di chiavi, un inventario ed un verbale. Così la chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri viene consegnata totalmente al demanio. E’ l’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto a compiere questa successione di atti che non avrebbe mai voluto o immaginato di compiere. Lo confida a La Nazione a margine della pubblicazione del libro sul restauro della chiesa di San Paolo a Ripa d’Arno. I recenti ed ingenti danni alla chiesa, a cui si somma la fragilità di molti luoghi di culto della diocesi come ad esempio la chiesa di San Martino, hanno fatto sì che il vescovo, tre giorni fa, prendesse questa sofferta decisione e cioè consegnare le chiavi dei Cavalieri al demanio. Può apparire una sorta di resa ma in realtà, è un campanello di allarme che il vescovo fa suonare ormai da diverso tempo senza che ci sia il riscontro di un coordinamento tempestivo tra enti.

"Non possiamo sobbarcarci spese ingenti, durature, per lavori complessi che portano spesso a scoprire, a mettere a nudo ulteriori problematiche che non si possono gestire da soli": dice l’arcivescovo. La chiesa dei Cavalieri è chiusa dall’estate scorsa. I problemi riguardano il soffitto a cassettoni "ma non è detto che il tetto sia in buono stato". Il soffitto è proprio attaccato al tetto per cui se è ammalorato uno forse lo è anche l’altro. Il sindaco Michele Conti già a giugn,o intervenne sulla chiusura improvvisa della chiesa dei Cavalieri e il gruppo consiliare del Pd presentò un’interpellanza per sollecitare un intervento risolutivo che riconsegnasse il bene artistico alla cittadinanza. Da quel momento però, tutto tace sia sui finanziamenti sia sulla durata degli interventi. Il vescovo ha consegnato al demanio anche un inventario che elenca i beni di proprietà della diocesi, beni artistici, storici che erano un richiamo preziosissimo anche per i visitatori e turisti oltre, ovviamente ad essere oggetto di devozione. La chiusura improvvisa della chiesa avvenne, ironia beffarda della sorte, proprio durante una mostra dell’Ordine degli architetti.

Le parole che il vescovo ha confidato a La Nazione fanno pensare alla necessità che nessuno debba rimanere solo nel gestire emergenze del genere che toccano edifici simbolo della città. La chiesa di San Martino ha subito prima un lungo intervento di restauro delle mura esterne e del campanile e poi ad ottobre c’è stato un crollo parziale del tetto come denunciato dal consigliere del Pd Mario Biondi che aggiunge: "A Pisa avvengono crolli e chiusure senza che il dibattito politico cittadino ne discuta, come se la tutela dei beni storici non appartenga a chi governa la città".

Altra dolente nota, è la chiusura ormai "storicizzata" della chiesa di San Francesco che ha chiuso il portale nel 2016. Se la facciata è stata liberata dalle impalcature, le navate rimangono totalmente imbrigliate dall’acciaio. Anche in questo caso, i problemi sono al tetto ed alle travi interne al soffitto. In tutta questa musica da requiem suonata nelle nostre chiese, l’unico trillo di buon auspicio è quello del rifacimento della pavimentazione della chiesa di Santa Caterina.