
di Gabriele Masiero
"Entro fine anno l’assessore Paolo Pesciatini concluderà l’intesa con Airbnb per iscrivere la piattaforma nell’elenco dei soggetti che devono versare al Comune la tassa di soggiorno". Lo ha annunciato il sindaco Michele Conti ieri in consiglio comunale rispondendo a una specifica interrogazione depositata dal consigliere di opposizione Ciccio Auletta (Diritti in comune). Il primo cittadino, a margine della discussine in aula, ha anche annunciato che nei prossimi mesi verrà deciso anche "un aumento dell’imposta che sarà mediamente di un euro rispetto alle diverse fasce di prezzo individuate tra le diverse tipologie di strutture e considerato il fatto che la tariffa di Pisa è tra le più basse, benché la nostra sia una città a fortissima vocazione turistica".
Conti, nella sua risposta al consigliere d’opposizione , ha anche riferito che l’introito della tassa di soggiorno per le casse comunali "nel 2022 è stato di 166.326 euro, mentre i dati relativi al primo semestre dell’anno ci dicono che si attesta a 101.573 quindi prevediamo di incassare una cifra lievemente più alta".
L’amministrazione ha anche fornito una dettagliata relazione scritta al consigliere di minoranza nella quale si rileva che in città "sono presenti 997 affitti attivi (ovvero quelli che hanno avuto almeno un giorno prenotato o disponibile nell’ultimo mese)" e di questi "594 (il 60% del totale) riguardano appartamenti interi, 401 riguardano camere singole (40%) e 2 sono invece case condivise (0,2%)". "Numeri tutt’altro che trascurabili - ha replicato Auletta - e che certificano il ritardo con il quale l’amministrazione non si è ancora mossa nella direzione dovuta: quella appunto di inserire anche gli affitti brevi nell’elenco di strutture che devono versare l’imposta di soggiorno, facendo un regalo enorme ai privati". "Nessuna normativa - ha replicato il sindaco - impone di farlo. E comunque entro fine anno l’assessore Pesciatini perfezionerà questo accordo. Non solo, auspico anche un’iniziativa del Governo che vada nella direzione, almeno nelle cosiddette città d’arte, di una stretta rispetto a questa tipologia di locazioni turistiche, che rischiano di fare concorrenza sleale ad altre strutture ricettive che sono soggette, invece, a un regime fiscale molto più complesso e oneroso".