CARLO VENTURINI
Cronaca

Taglio degli alberi nei quartieri: "Non è vero che uno vale... uno"

Il professor Cinelli (Unipi): "Senza pini 5-6 gradi in più a Porta a Lucca, lo dimostra il nostro studio"

Taglio degli alberi nei quartieri: "Non è vero che uno vale... uno"

Taglio degli alberi nei quartieri: "Non è vero che uno vale... uno"

"Uno vale uno? Niente di più sbagliato". E’ il professor Fabrizio Cinelli, arboricoltore, docente di Storia e scienza del paesaggio a Ingegneria edile-architettura di Unipi, a criticare alcuni tra i basilari principi del rinnovo arboreo del Comune. "Il Comune ci deve dire quanto volume di chioma e cioè quanti metri cubi ha tagliato e quanta chioma ha ripiantato. Conta la chioma; è inutile dire ho buttato giù un tronco di una pianta di primaria grandezza ma l’ho sostituito con il tronchetto di una pianta di terza grandezza che forse, forse tra 30 anni darà dei benefici a seconda di tantissimi fattori non da ultimo l’ombra".

Perché è importante la chioma?

"Ho condotto uno studio nei quattro mesi estivi del 2023 in via G. Pisano coi pini abbattuti e sostituiti coi ligustri e le vie limitrofe di via Baracca e via Fratelli Rosselli. Ho usato l’Extech HT-200, uno strumento che misura l’insolazione diretta ed altri parametri per valutare l’effetto delle onde di calore rispetto al comfort termico percepito dagli utenti delle strade. Le misurazioni, in 17 punti fissi, sono state fatte alle 9, alle 13, ed alle 17 da giugno a settembre. I dati sono stati calcolati con un algoritmo. In pieno agosto, alle 13, nella zona con i pini la temperatura scendeva di 5-6 gradi netti. Là dove c’erano i ligustri la temperatura oscillava tra i 37 ed i 38 gradi".

I pini però devono stare in pineta, così ci dicono.

"Ed i pioppi in pioppeta. Che discorso è? Anche lo studio del Parco di San Rossore ha stabilito che il pino è campione di resilienza ed è modello che "fa scuola" contro il cambiamento climatico".

I pini scalzano l’asfalto, distruggono le fondamenta di ville, palazzi storici. Sono salvabili?

"Di metodi per convivere coi pini, ce ne sono molti. A Forte dei Marmi ho realizzato un progetto che ha salvaguardato un intero filare di pini. Dovevano essere fatti lavori importanti: escavazioni di oltre un metro per fognatura ed acquedotto. I pini sono stati salvati con taglio e disinfezione delle radici e poi, c’è stato steso uno strato di 15 cm di pomice".

Insomma, l’esplorazione di Marte col Rover è stata leggermente più complessa. Ci vuole volontà politica. Gli alberi si abbattono per la sicurezza. Che ne pensa?

"Voglio le statistiche. Datemi le statistiche dei danni a cose e persone che hanno fatto gli alberi. Poi, voglio le statistiche di danni a cose e persone fatti dai manufatti realizzati dalle amministrazioni comunali".

Ci fa un esempio?

"Il litorale, questo inverno, è stato flagellato dalle mareggiate, ed è letteralmente volato di tutto: tegole, antenne, panchine, cassonetti, tombini divelti e sono volati i "sassini". In tutto ciò, il killer numero uno è l’albero che cade. Come cade un albero si grida al pericolo. In nome della sicurezza ad ogni costo si dovrebbero tagliare i pini del Gombo. Anche lì ci sono case, residenze degli addetti del parco, ci passano intere scolaresche e l’asfalto è distrutto per le radici. Seghiamo tutto?".

Si taglia perché le piante sono vecchie.

"I pini arrivano fino a settanta e passa anni. Basta fare manutenzione vera. Purtroppo un buon numero dei nuovi impianti muoiono per carenza idrica - l’acqua sarà sempre più un bene limitante - e manutenzione scadente (decespugliatori che recidono i colletti delle piante). Ecco, chiedo, quante piante si possono salvare? Quante piante non creerebbero problemi - se ve ne fossero - di sicurezza, se si facesse manutenzione?".