"Roberta insoddisfatta, se ne andò da casa Logli è innocente: serve un nuovo processo"

Omicidio Ragusa, tra gennaio e febbraio sarà presentata istanza di revisione: "Scritti della mamma di Gello e un super testimone"

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di Gabriele Masiero

PISA

Non c’è solo lo spazio per il ricordo, perché il decennale della scomparsa di Roberta Ragusa passerà alla storia anche come l’anno della richiesta di rimettere tutto in discussione e dell’estremo tentativo portato avanti dal suo nuovo pool difensivo di scagionare definitivamente il marito Antonio Logli, da anni in carcere con una condanna definitiva per omicidio volontario e distruzione di cadavere. Nelle prossime settimane, infatti, l’avvocato genovese Andrea Vernazza e la criminologa Anna Vagli depositeranno alla corte di Appello di Genova l’istanza di revisione del processo producendo nuovi mezzi di prova: un testimone e alcuni scritti di un diario di Roberta che dimostrerebbero la tesi dell’allontanamento volontario della donna, in seguito alla sua profonda insoddisfazione per la vita familiare che stava conducendo.

Dieci anni fa Roberta Ragusa, 44 anni, mamma di due figli, di Gello di San Giuliano Terme, svanì nel nulla, la sera stessa maledetta notte del naufragio della Costa Concordia, al largo del Giglio (Grosseto), il 13 gennaio 2012. Il cadavere non è mai stato ritrovato ma la storia processuale colloca il decesso poco dopo la mezzanotte della sera della scomparsa, quando al culmine di una lite il marito Antonio Logli la colpisce alla testa uccidendola per poi nascondere il corpo. L’uomo sta scontando in carcere la condanna - divenuta definitiva nel 2019 - a 20 anni di reclusione. Per la Cassazione il movente dell’omicidio fu economico: Logli temeva le conseguenze patrimoniali della separazione che voleva la moglie dopo avere scoperto la sua relazione con l’amante ed ex baby sitter dei figli, Sara Calzolaio, che ora vive insieme a loro nella casa di famiglia. L’uomo si è sempre proclamato innocente, anche se su di lui si addensarono subito molti indizi ma nulla di più. Solo qualche anno dopo spuntò un super testimone oculare che disse di aver assistito alla lite e che si convinse a raccontare tutto ai carabinieri: è il giostraio Loris Gozi, che la difesa ha sempre ritenuto inattendibile. Oggi il nuovo pool difensivo del marito, insiste su questa tesi e si appresta a depositare un’istanza di revisione del processo smentendo proprio quelle dichiarazioni: "Tra fine mese e inizio febbraio - spiega la criminologa Anna Vagli - depositeremo alla corte di appello di Genova la nostra istanza, producendo nuovi mezzi di prova. A cominciare da una persona che ha raccolto proprio le confidenze di Gozi, il quale ha detto di essersi inventato tutto perché aveva paura. Non posso dire di più. Ma posso affermare che porteremo alla valutazione dei giudici anche nuovi scenari mai presi in considerazione prima come avrebbe dovuto fare invece la procura di Pisa: mi riferisco all’ipotesi dell’allontanamento volontario che secondo noi è testimoniata da alcuni scritti di Roberta che abbiamo trovato nella soffitta dell’abitazione. Una sorta di diario nel quale da una parte scriveva la sua vita reale e dall’altra quella che sognava. La tesi dell’allontanamento volontario convince anche i figli, che sono assolutamente certi dell’innocenza del padre". Massimo riserbo, invece, viene mantenuto sul contenuto esatto delle frasi che corredano la richiesta di nuovo processo: "Non è corretto anticiparle ora - conclude Vagli - ma si tratta di frasi dalle quali si evinceva la sua insoddisfazione personale rispetto alla vita familiare e che vanno a rafforzare quanto dichiarato mesi prima alla zia Adriana. Cioè la volontà di Roberta di lasciare marito e figli perché in quel contesto non si sentiva più apprezzata".