
Alle spalle delle lunghe spiagge di Calambrone, non troppo lontano da dove corre l’autostrada destinata a Livorno, si estende l’oasi protetta del Wwf chiamata "Bosco di Cornacchiaia". Ed è proprio qui, in un vecchio casolare abbandonato di quest’area decentrata a cavallo fra le due province, che si erano dati appuntamento qualche centinaio di giovani (per lo più pisani e livornesi) vogliosi di trascorrere una notte di sballo e divertimento. In questo terreno privato, alle prime ore della notte, decine di automobili sono confluite per allestire quello che sarebbe dovuto diventare un vero e proprio rave party. Ma il traffico intenso e inusuale ha fatto scattare l’allarme. Intorno alle 1.40 – coordinati dalla Questura – personale della polizia e dei carabinieri sono giunti in zona creando una cintura intorno all’edificio centrale.
In questo modo un altro centinaia di ragazzi sono stati respinti prima di mettere piede nella festa e in questo modo è stato interrotto il passa-parola che avrebbe portato nella riserva naturale chissà quante altre persone e chissà perfino da dove. I cinquanta ragazzi – tutti italiani – rimasti nel casolare hanno lasciato l’edificio nel corso della notte così che, nella prima mattinata di ieri, l’oasi ha potuto riacquistare la sua pace. Tutti i partecipanti comunque sono stati identificati e quattro di essi sono stati individuati quali organizzatori. A questi giovani è stata quindi sequestrata l’attrezzatura – casse e stereo – utilizzata per dare voce alla notte di musica.
Fermare i rave party in tempo è l’unico modo per evitare che queste feste non autorizzate degenerino prolungandosi per giorni interni e richiamando (così come avvenuto a Santa Maria a Monte questa estate) persone da tutta Europa.
Saverio Bargagna