"Pronti per la revisione e per indagini sull’osso"

Il mistero di Roberta Ragusa e del reperto rinvenuto lungo il fiume Serchio. Riapertura processo, la genetista forense Accetta: ‘Consegna atto a settembre’

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La richiesta di revisione del processo "sarà presentata a settembre. I primi del mese probabilmente". Alle parole della criminologa Anna Vagli si aggiungono ora quelle della dottoressa Teresa Accetta, genetista forense, sopralluoghista e anche lei criminologa. Entrambe fanno parte, con l’avvocato Andrea Vernazza del foro di Genova, del pool difensivo di Antonio Logli: in carcere l’uomo sta scontando la pena (definitiva) a 20 anni per l’omicidio della moglie Roberta Ragusa e la distruzione del suo cadavere. Le indagini difensive sono dunque concluse dopo che sono state acquisite controtestimonianze: è stata stigmatizzata quella del super test, un ex detenuto 60enne che nel 2016 era al Don Bosco dove si trovava Loris Gozi, il testimone chiave del processo all’ex dipendente comunale. Inoltre, sono state svolte verifiche su alcuni materiali dissequestrati dalla Procura, tra cui il giubbotto indossato da Logli, quella sera che "hanno fatto ritardare il deposito di istanza", come aveva spiegato la Vagli che ha aggiunto ora: "Siamo finalmente entrati in possesso del documento che mancava per la formalizzazione del deposito".

Sull’osso rinvenuto fuori dall’acqua da una guardia zoofila Nogra (Adriano Panipucci, responsabile del Nucleo Cinofilo) mentre passeggiava con il suo cane, i difensori chiedono "rispetto".

La dottoressa Accetta precisa: "L’estrazione del Dna da resti ossei è sicuramente un processo lungo, ma qualora venga trovato Dna umano, sicuramente si procederebbe con la comparazione di profili noti, quali quelli della signora Ragusa o dei figli". "Resta comunque discrezione del giudice – prosegue – avvisare il pool difensivo e soprattutto far presenziare me, in quanto genetista forense di parte, alle operazioni peritali. Ciò non esclude però la possibilità di una mia eventuale controanalisi in indagini difensive".

Il reperto era stato trovato a fine giugno e in un primo momento non era stato escluso che potesse essere appartenuto a un essere umano, le indagini sono state seguite dai carabinieri. Era stato condotto a Medicina legale per i rilievi. Non sembra che dai primi approfondimenti siano emersi elementi importanti.

I militari, che in un primo momento avevano recintato la zona, sono tornati una seconda volta sul posto per cercare eventuali altri resti che non sono stati trovati. L’ipotesi più probabile, dunque, è che sia stato trascinato lì dalla corrente.

"Il tempo per l’esame del Dna era stato fissato in 10 giorni. Se fosse stato rilevato qualcosa di concreto, ne saremmo sicuramente al corrente", aveva già sottilineato Vagli.

Antonia Casini