
"Pisa hai dimenticato il tuo Peluso Il principe indiscusso della Brigata"
di Ilaria Vallerini
La sua stella non si è mai spenta. L’astro della cultura vernacolare pisana vive ancora nella memoria di chi lo ha conosciuto. Giancarlo Peluso, o meglio, sul palco "Sora Cesira". Scomparso nel 2018, dopo una lunga vita dedicata all’arte, alla cultura e alla diffusione della tradizione popolare pisana, alla guida per oltre cinquant’anni della compagnia teatrale ‘La Brigata dei Dottori’. "Purtroppo di lui è rimasto solo il ricordo, ma in questi anni non è stata realizzata alcuna iniziativa per mantenere viva la sua memoria, per lui che, per vari decenni, con le sue opere scritte e i suoi esilaranti spettacoli, ha glorificato la sua amata Pisa". E’ proprio da queste parole, dell’amico e attore di vernacolo della compagnia ’I Dicche’, Dante Bonamici, che parte un appello condiviso anche dalla famiglia di Peluso rivolto alle autorità cittadine "di realizzare un’iniziativa per omaggiarlo, una promessa fatta ai figli dopo la sua scomparsa ma che non si è mai concretizzata, per consacrare uno dei personaggi più iconici della nostra città". "Un maestro che ci ha sempre esortati a diffondere, sempre e ovunque, il vernacolo pisano prima che questo si perdesse del tutto. Un personaggio unico che non deve essere dimenticato", dice Dante Bonamici.
Peluso nasce a Pisa, nel rione Sant’Antonio, nel 1927, di professione ragioniere, era "entrato in Brigata" nel 1946 a fianco di Giulio Pinori e Aldo Potestà. "Aveva 18 anni e esordì sul palco perché mancò un attore e lo spinsero a sostituirlo", racconta Bonamici che con Peluso ha instaurato un’amicizia di lunga data. Da quel momento il grande Giancarlo prende gradualmente le redini del gruppo interpretando i ruoli principali di tutto il repertorio e scoprirsi, negli anni Settanta e Ottanta, autore di copioni vernacoli di assoluto successo come "La gita premio", "La ‘otta", "Le ‘orna", "La Di..vino ‘ommedia" e molte altre rappresentano quanto di meglio ha saputo offrire il teatro popolare pisano moderno. Un successo attestato da migliaia di repliche da "tutto esaurito" e da premi e riconoscimenti in tutta Italia. Il suo contributo alla scena vernacola è stato dei più importati negli ultimi decenni, scrittore di monologhi, tra cui l’indimenticabile "Gita ar mare", e poesie raccolti in volumi (Granchiassecchi, Pizziotti, Pupurrì e altri).
La sua intelligente ironia e un carattere deciso ma garbato è stato un "capocomico" vecchio stampo, in grado di guidare con sicurezza la "sua" Brigata fin quasi a novant’anni, quando ha dovuto abbandonare il suo amato palcoscenico. E’ stato anche collaboratore assiduo del trimestrale "Er Tramme" diretto da Benozzo Gianetti. Peluso ha incarnato il parlare popolare della città con grande ironia: il vernacolo è rimasto vivo anche grazie alla sua parlata caratteristica, vecchio stampo, dal timbro inconfondibile e al sentimento che metteva in ogni sua interpretazione che riusciva a far sorridere tutti, dal più anziano al bambino.
"E’ arrivata l’ora di ricordare un grande uomo, attore e amico - concude Bonamici in una sorta di appello alle istituzioni cittadine - che ha consacrato la sua vita alla nostra bella parlata popolare. E’ ora che Pisa debba adempiere alla promessa fatta ai figli di GIancarlo".