REDAZIONE PISA

Pisa e i legami con Mosca "Rapporti saldi e proficui"

Francesco Giani, console onorario della federazione: "Moda, arredamento nautica, turismo e cibo: per la provincia pisana è un mercato strategico"

"Pisa e il suo territorio vantano legami solidissimi sia interpersonali che economici con la Russia. Nessuno vuole la guerra e, proprio per questo, confido che la diplomazia possa giungere a una risoluzione della crisi". E’ questo il pensiero di Francesco Giani, console onorario della Federazione Russa a Pisa. Giani, avvocato originario di San Miniato da oltre dieci anni collabora con istituzioni italiane e russe per la promozione degli scambi culturali ed imprenditoriali tra i due Paesi.

Giani, quanto la preoccupa la crisi Ucraina?

"Credo nel potere della diplomazia. Le parole e il dialogo sono più forti delle bombe. Il mondo sta attraversando un periodo complesso: la pandemia ha già messo a dura prova l’economia e le relazioni interpersonali. Non vi può essere posto anche per una guerra".

L’economia pisana è da sempre ben connessa con il mercato russo. Quali rapporti insistono?

"La Russia è un estero comodo nel senso che, in certo qual senso lo definirei vicino. Il dialogo fra il mondo economico cittadino e quello russo è costante è proficuo. Penso al settore della moda con le aziende del Comprensorio del Cuoio. Alla nautica. Penso all’arredamento con Cascina e Ponsacco, penso all’enogastronomia, al turismo. La Russia rappresenta un mercato di riferimento per tante aziende locali che credono in questo paese. Inoltre, negli ultimi anni, si sta sviluppando anche una nuova tipologia di collaborazione...".

Quale?

"Per decenni abbiamo esportato il ‘Made in Italy’, ora stiamo scoprendo il ‘Made with Italy’. Ovvero molti imprenditori hanno iniziato a lavorare con i russi aprendo con loro attività. Tutta questa fiducia può essere tradita? No. Siamo partner naturali. E poi...".

Che cosa?

"I rapporti fra la città e la Russia sono profondi anche sul piano storico e culturale, non possiamo ignorarli. Una guerra rischierebbe di compromettere tutto questo e nessuno la vuole. Ecco perché sono certo che vi siano margini per l’azione diplomatica".

Sa.Ba.