"Noi la culla dei diritti". La Festa della Toscana celebra don Milani

Conti: "La sua eredità: coscienza critica e impegno per un bene superiore". Mazzeo e Bargagna: "Rinnoviamo oggi l’impegno per la giustizia sociale".

Gli Arsenali Repubblicani, dove si è svolta ieri una seduta straordinaria e aperta agli studenti del consiglio comunale, hanno fatto da cornice alla celebrazione della Festa della Toscana aperta dall’inno di Mameli e dall’Inno alla gioia dell’Unione europea eseguito dall’orchestra sinfonica e dal coro del liceo musicale "Carducci" diretti dai maestri Andrea Gorini, Laura Sarti, Lucia Neri e Raffaele Della Croce davanti a tutte le autorità locali: il sindaco Michele Conti (e tutta la sua Giunta), il presidente della Provincia, Massimiliano Angori e il presidente del consiglio regionale, Antonio Mazzeo (nella foto Del PuntaValtriani). La cerimonia ha ricordato anche don Lorenzo Milani, con un intervento del professor Lauro Seriacopi, vicepresidente della Fondazione don Milani, e la vicenda di Fulgencio Obiang Esono, cittadino pisano originario della Guinea condannato nel suo Paese a oltre 58 anni di carcere per un suo presunto coinvolgimento in un tentativo di colpo di Stato. La sua vicenda personale è stata ripercorsa dall’assessore Riccardo Buscemi.

"La festa della Toscana - ha detto il presidente del consiglio comunale, Alessandro Bargagna - ci ricorda che per primi al mondo i nostri antenati hanno abolito la pena di morte: lo stabilì il Granduca Pietro Leopoldo di Lorena il 30 novembre 1786 e oggi riaffermiamo l’impegno per la promozione dei diritti umani, della pace e della giustizia, come elemento costitutivo dell’identità della Toscana. Lo facciamo celebrando la figura di don Milani, che ha dedicato la sua vita a migliorare l’istruzione dei bambini poveri in Toscana". Secondo Conti la scelta della Regione di dedicare la ricorrenza a don Milano "è particolarmente azzeccata e di attualità perché il priore di Barbiana ci ha insegnato ad avere una coscienza critica ed è questa la sua eredità più preziosa di cui dovremmo tutti far tesoro, perché, anche nello scontro politico, siamo tutti al servizio di un bene superiore". Del resto, ha chiosato Mazzeo, "la nostra regione, per prima nel 1786, ha scelto di abolire la pena di morte e stare dalla parte dei diritti, della libertà e del rispetto dell’essere umano: una scelta moderna, coraggiosa, visto che oggi la pena di morte esiste ancora in tutto il mondo ed è praticata in 58 Stati, mentre don Milani ci ha insegnato che l’educazione è la chiave per abbattere le barriere dell’ignoranza e della disuguaglianza". Per questo, ha osservato Emilia Lacroce, consigliera comunale de la città delle persone, "i suoi insegnamenti devono diventare pungolo quotidiano nelle nostre coscienze di politici, insegnanti, studenti, lavoratori, disoccupati, imprenditori, semplici cittadini, per costruire giustizia sociale".

Gab. Mas.