ENRICO MATTIA DEL PUNTA
Cronaca

Natura, sport e formazione "Cascine luogo ideale per i minori"

Il nostro sopralluogo nella struttura individuata per ospitare i profughi. "Scelta etica e morale"

Natura, sport e formazione  "Cascine luogo ideale per i minori"

Natura, sport e formazione "Cascine luogo ideale per i minori"

di Enrico Mattia Del Punta

Un appartamento con quattro stanze al secondo piano della struttura di Cascine Nuove all’interno del parco di San Rossore. È il locale scelto, dopo l’intesa tra Ente Parco e prefettura per ospitare 12 profughi minorenni. A cercare di mettere un punto ad alcune polemiche di questi giorni, basate anche sull’esperienza "disastrosa" di Piaggerta dove i rifugiati in quel caso erano stati mandati in un luogo in mezzo alla Tenuta lontano da tutto e senza possibilità di relazioni sociali, ci prova il presidente del parco, Lorenzo Bani. "Niente a che vedere con Cascine Nuove – sottolinea Bani riferendosi alle scelte passate -. I minori alloggeranno in una situazione sociale ben diversa, vicino alla chiesa, con alcune famiglie dei dipendenti del Parco presenti, con la vicinanza delle associazioni ambientaliste, con un progetto che potrebbe permettere loro di vivere la natura". La tenuta, voluta nell’Ottocento dai Lorena, è costruita tra filari di pini ed è circondata da una modesta vita sociale. Nei piani del presidente Bani "l’obiettivo è di trasformarla in un centro per le startup che si occupano di transizione ecologica". Una specie di "polo ecologico della città". Nel frattempo, mentre giriamo intorno ad una delle ali del palazzo, sono almeno una decina le macchine che vanno e vengono dal parcheggio sul retro. C’è chi va all’asilo nido comunale "struttura ambitissima da tante famiglie" spiega Bani. Ma c’è anche ci abita: appartamenti dei dipendenti del Parco, del Quirinale o delle forze dell’ordine. Nell’edificio c’è anche la foresteria di Legambiente e un appartamento dedicato all’Università di Sassari che lo usa per un progetto di gestione faunistica in convenzione con il Parco. Ma anche il Circolo ricreativo aziendale: "qua si balla due volte a settimana il liscio, ogni venerdì invece c’è il karaoke. Oltre al ristorante e al bar" spiega Manola Barzanti, che aiuta nella gestione dell’associazione. Nonostante non sapessero dell’arrivo dei giovani rifugiati, dal circolo si aprono già le braccia dell’accoglienza. "Se dovessero rimanere di più di quanto previsto, potremmo iniziare un percorso con questi ragazzi, ad esempio di collaborazione con le attività del circolo, o anche un progetto di formazione in campo agricolo o di partecipazione alle attività dell’Ente – spiega il direttore del parco di San Rossore, Riccardo Gaddi -. Ognuno è pronto a fare la sua parte per aiutare questi ragazzi". Un’idea lanciata qualche giorno fa dalle nostre pagine anche dallo stesso prefetto Maria Luisa D’Alessandro: "Vorremmo creare per loro un progetto di studio e formazione, anche al lavoro, che possa aiutare la loro integrazione e anche rappresentare un valore per la comunità". Dello stesso avviso è anche lo stesso presidente Bani che ritiene che aprire le porte di San Rossore sia una scelta etica e morale: "Anche io ho ricevuto alcune preoccupazioni all’interno del Parco, con motivazioni diverse, ma per la mia sensibilità politica ritengo che sia necessario dare un segnale".