Travolto e ucciso in bici: donati gli organi. "Adam è un angelo, salverà cinque bambini"

Cascina, il ragazzino, 12 anni, stava andando al pranzo che lui stesso aveva organizzato per gli amici. Morto dopo dieci giorni di coma

Il piccolo Adam

Il piccolo Adam

Pisa, 26 maggio 2021 - La festa, dopo le chiusure del maledetto virus e dopo la fine del digiuno. L’ha voluta organizzare lui per i suoi amici. I genitori avevano qualche timore, da solo, la prima volta, ma lui ci teneva. Era un bimbo bravo, "un bimbone".

A casa da quel pranzo, però, non è più tornato: i suoi organi serviranno a salvare altre vite. Sabato 15. Adam Fatmi, 12 anni, prenota all’Amami sushi di via del Nugolaio. "Simpatia", scrivono i ristoratori sul loro tavolo. "Era così, gioioso e aperto con tutti".

"Il Ramadan era finito da pochi giorni – racconta papà Imad, autista – Adam aveva fissato nel locale alle 13.30. Con i suoi amici si era ritrovato prima, avevano fatto prima colazione insieme. Poi, però, era venuta loro fame e così si sono anticipati. ‘Vediamo se ci prendono lo stesso’....".

La famiglia Fatmi, di origine marocchina, è italiana da 35 anni. I bambini (Adam ha un fratellino e una sorellina) sono nati qui. "Usciti dal ristorante, sono andati da Mc Donald’s, Adam adora il milk shake, lo vedo anora lì, in mezzo alla strada, non ha neanche fatto in tempo a berlo tutto".

Perché all’incrocio con via Sant’Antioco, lui è stato travolto. Su come sia andata sta indagando la polizia municipale cascinese. Scontata l’iscrizione nel registro degli indagati di chi era alla guida dello scooter, un 53enne. "Non l’ho visto", ha detto ai vigili che hanno verificato subito lo stato psicofisico dell’uomo, la patente e l’assicurazione. Dai primi accertamenti, è risultato tutto regolare. Sono in corso altri approfondimento sui mezzi, sequestrati. Per stabilire il punto dell’impatto, la velocità e anche le precedenze.

"Era vestito di rosso – continua il babbo – era di giorno, insomma, era evidente. Era felice, era contento di questa giornata organizzata. Con i suoi amici andava in bicicletta, ma era la prima volta che usciva a pranzo così. Ci hanno detto che non si lascia un ragazzino di quasi 13 anni in strada. Ma come? Noi siamo stati sempre prudenti, ma a un certo punto si devono anche lasciarli andare i figli. E lui stava volentieri con i suoi compagni. Si vedevano in giro, portavano felicità a tutti".

Il ragazzo appare subito molto grave. Viene rianimato e trasportato in pronto soccorso, poi ricoverato in Rianimazione. Passano i giorni e la situaizone non migliora. Lunedì alle 20, la notizia più brutta. La morte cerebrale. Ma anche nel dolore, i genitori trovano la forza di dare un messaggio di vita.

"La mamma ha detto subito di sì. Il papà ha chiesto, anche la nostra religione dice che è un comportamento buono. Abbiamo acconsentito alla donazione degli organi, ci piace pensare che il cuoricino di mio nipote e il resto salveranno cinque vite, un giorno mi piacerebbe incontrarli".

In questi giorni la famiglia è stata sommersa dall’affetto dei compagni del piccolo, dei vicini, dei cascinesi. "Abbiamo molta fede e ci siamo affidati al nostro dio, ma siamo tutti uguali. Chi ci conosce ha pregato a Montenero e in moschea. Non fa differenza. Ci abbiamo sperato".