Caso Scieri, chiuse le indagini della giustizia ordinaria. Coinvolti ufficiali

Il caso risale al 13 agosto '99, quando il militare fu ritrovato senza vita

Emanuele Scieri

Emanuele Scieri

Pisa, 15 giugno  2020 - La polizia ha notificato a cinque persone l’avviso di conclusione delle indagini preliminari in relazione alla vicenda della morte del giovane allievo paracadutista della Folgore Emanuele Scieri, morto il 13 agosto 1999 nella caserma “Gamerra” di Pisa. Le parole della famiglia: "Passo avanti verso la verità" - LEGGI

Sull’episodio la Squadra Mobile di Firenze e l’aliquota della Sezione di polizia giudiziaria Polizia di Stato della Procura della Repubblica di Pisa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Pisa, hanno svolto articolate indagini che già nell’estate del 2018 portarono all’esecuzione di una misura cautelare per omicidio.

Si tratta in  questo caso dell'indagine della giustizia ordinaria, mentre quella militare le indagini le ha chiuse di recente ma con grande solerzia ha già una data fissata per l'udienza preliminare: il 17 luglio.

Gli imputati per violenza a inferiore mediante omicidio pluriaggravato in concorso sono i tre ex caporali Alessandro Panella, Luigi Zabara e Andrea Antico, l'unico ancora in servizio nell'Esercito. Gli stessi tre ex caporali sono stati accusati dalla procura ordinaria di Pisa di omicidio volontario: Alessandro Panella fu anche arrestato nell'estate 2018 in esecuzione di una misura cautelare perchè gli inquirenti temevano potesse scappare negli Usa dove da tempo viveva. Tra gli indagati dalla procura di Pisa anche l'ex comandante della Folgore, generale Enrico Celentano (da tempo in pensione), al quale è stato contestato di aver reso false dichiarazioni al pm. Impulso alle nuove indagini è stato dato dalla commissione parlamentare di inchiesta che nel dicembre 2017 concluse i lavori trasmettendo gli atti alla procura di Pisa.

Il quinto indagato è un ex ufficiale in congedo della Folgore. Secondo quanto si apprende, l'ex militare è accusato di favoreggiamento dalla magistratura pisana che gli contesta una telefonata fatta ad Alessandro Panella, uno dei tre indagati accusati di omicidio, un'ora dopo il ritrovamento del cadavere di Scieri. 

LA PROCURA - "In questi due anni di lavoro l'attuale catena di comando del Capar", il centro addestramento paracadutisimo che ha sede alla caserma Gamerra di Pisa, "ha dato piena collaborazione al nostro lavoro". Lo ha detto il procuratore capo di Pisa Alessandro Crini.

Crini ha anche spiegato che l'inchiesta ha cercato «di ricostruire contesto e antefatto» portando alla scoperta di «una situazione molto incandescente dentro il Capar e apprendiamo che già in quei giorni c'era stato avvicendamento ai vertici proprio per queste tensioni che esistevano».

A Scieri «prima fu ordinato di svestirsi parzialmente poi fu percosso» e quando si rivestì per sfuggire alle violenze «tentò di salire sulla scala della torretta» arrampicandosi «dalla parte esterna». Sarebbe stato inseguito da Panella «passato da dentro» che lo avrebbe «continuato a colpire: lo testimoniano le lesioni a mani e corpo di Scieri, che gli fanno perdere la presa e precipitare da 10 metri». Così il pm Crini sulla ricostruzione che han portato a contestare l'omicidio volontario aggravato motivi abbietti e futili.

Agli atti dell'inchiesta ci sono anche le spiegazioni delle lesioni riscontrate sulla salma di Scieri in base alla relazione consegnata recentemente alla procura dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo, consulente incaricata dagli inquirenti di valutare le ferite riscontrate sulla salma riesumata l'anno scorso. «In particolare - ha detto il procuratore Crini - una ferita al piede compatibile con un colpo ricevuto con un mezzo penetrante, un corpo contundente, che gli perfora l'arto e quelle alle mani che noi riteniamo compatibili con i pestoni subiti mentre Scieri tenta di arrampicarsi sulla torretta scalando a mani nude dall'esterno e secondo noi inferti da Panella».

Inoltre, hanno aggiunto gli inquirenti, «lavorando a ritroso abbiamo rintracciato una telefonata partita dall'interno 209 che appartiene all'aiutante maggiore» Salvatore Romondia: si tratta dell'ex ufficiale della Folgore, oggi 73enne, quinto indagato nell'inchiesta e al quale la procura contesta l'ipotesi di favoreggiamento. «La telefonata risulta dai tabulati - osserva Crini -, un'ora dopo il ritrovamento del cadavere il 16 agosto e compare tra decine di altre chiamate indirizzate a vari comandi. Quella, invece, della durata di 4 minuti, è destinata all'abitazione romana della famiglia Panella e assume, per noi, una rilevanza significativa».