
"Una come me ritiene che tra qualche anno ci sarà una riga tra i libri di storia e poi più neanche quella". La preoccupazione espressa dalla senatrice, Liliana Segre, una delle ultime testimoni della Shoah, è stata al centro degli interventi in occasione dell’iniziativa che si è svolta alla Scuola Superiore Sant’Anna per la ricorrenza del Giorno della Memoria. Il coordinamento scientifico dell’evento è stato curato dai professori Michele Emdin e Barbara Henry, docenti della Scuola Superiore Sant’Anna, rispettivamente di Cardiologia e di Filosofia Politica, e ha goduto del patrocinio dei tre Atenei pisani. "Quello che stiamo vedendo in questi giorni - sottolinea Emdin - e che non avremmo mai voluto vedere, è che l’uomo cerca ancora di prevalere sull’uomo e sulla donna in molte parti dell’Europa e del mondo. Utilizzare la memoria è fondamentale per capire meglio quello che sta accadendo e per prevenire che altri fuochi si accendano, e per spegnere quelli che ci sono ora, con l’intento di consegnare alle nuove generazioni il testimone del ricordo". "La riflessione della Segre è stata una constatazione sofferta - afferma Barbara Henry -. Anch’io temo il sentimento di insofferenza e disaffezione, perciò la grande sfida di oggi è trovare un linguaggio che tocchi non solo la mente, ma anche il cuore e le viscere delle persone. La politica delle emozioni deve essere anche didattica delle emozioni sulla Shoah per non fare sì che il Giorno della Memoria diventi una cerimonia fra le altre, innescando effetti controproducenti. Serve quindi uno scavo profondo e sinergico tra chi lavora in accademia, a scuola, chi sta tra i banchi di politica sia locale che nazionale per affrontare sotto una nuova luce il grande dilemma tra l’unicità oppure la canonicità della Shoah e per attualizzarla alle esigenze delle nuove generazioni".
L’università è stata al centro anche dell’installazione "L’appello" dell’artista Gianni Lucchesi, arricchita da un video di Chiara Evangelista della Scuola Superiore Sant’Anna. Sedie sospese in aria, come le vite di docenti e studenti che furono espulsi dall’università dopo la firma delle leggi razziali. L’appello dei nomi assume dunque un’accezione inquietante, la chiamata a un atroce destino. Presenti la rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna Sabrina Nuti, il direttore della Scuola Normale, Luigi Ambrosio e il rettore dell’Università di Pisa, Roberto Zucchi, attraverso un video messaggio. Sono seguite le letture e testimonianze di storici (Michele Battini, Carlotta Ferrara Degli Uberti, Francesco Morosi), di filosofe politiche (Barbara Henry) e di scienziati politici (Francesco Strazzari), di artisti (Annick Emdin, Ursula Ferrara), di persone che studiano e lavorano nelle università pisane (Camilla Corino, Piccarda Baccianti, Giuliana Bigongiali, Francesco Ceccarelli, Antonio Di Donato, Vinicio Di Iorio, Chiara Evangelista, Filippo Galli, Elisa Guidi, Alex Isacov, Marco Martinelli, Giulio Santini, Silvia Speriani, Sofia Morabito) che hanno ricordato ciò che è stato e ciò che sta avvenendo oggigiorno.
La memoria fa da talismano per capire il presente e per preparare il futuro, partendo dal passato. L’orrore odierno che attanaglia l’Iran è stato sottolineato dall’intervento di Sofia Morabito con il racconto delle storie di quattro giovani iraniani vittime del regime. Fra tutte, anche la testimonianza di Eugenio Occorsio, giornalista, figlio del magistrato ucciso dai neofascisti di Ordine Nuovo. "Quella di mio padre è la storia di un individuo che, mosso dalla volontà di far rispettare la legge, ha combattuto perché si rendeva conto come nella società di allora si annidasse ancora il germe neofascista. Ancora oggi a tanti anni di distanza questo germe risulta esistente per questo è importante restare vigili".
Ilaria Vallerini