
Uno studio ambientale preliminare e per la progettazione del piano di caratterizzazione. Nel territorio di San Miniato, insistono diverse discariche esaurite a suo tempo realizzate per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani ed industriali: Casa Bonello 1, Casa Bonello 2, Casa Carraia e Cavo Gronchi. Quest’ultima è inserita nel piano regionale dei siti da bonificare con necessità di bonifica “a medio termine”; tale definizione – si legge nel documento della giunta – indica che esiste un potenziale inquinamento ma che non è stato accertato un danno ambientale in atto. Da qui l’evidenza: è necessario attivare la procedura prevista per i siti inquinati, consistente nella predisposizione, nell’ordine, di un piano di caratterizzazione, nell’esecuzione di un piano di investigazione, nell’analisi del rischio sanitario sito-specifico e nella eventuale redazione e realizzazione del piano di bonifica e nella messa in sicurezza permanente del sito.
Il Comune, guidato dal sindaco Simone Gilioli, ha disposto il primo passo finalizzato ala redazione di un piano di caratterizzazione dello stato ambientale del sottosuolo, che "risulta necessario per valutare l’entità della contaminazione dovuta all’attività pregressa che ha interessato tale area". La ex discarica in questione è ubicata nelle vicinanze di via Arginale Ovest, nella zona Podere della Colombaia. Si tratta di un’area di discarica dismessa da molti anni. Tale area – che si trova a circa un chilomentro e duecento metri dal paese – è di circa 96mila metri. La discarica, che prende il nome dal proprietario “Gronchi”, è stata la prima discarica utilizzata per il ricovero dei fanghi di depurazione fino alla colmazione dei primi mesi del 1984. "La discarica – si legge nella relazione tecnica – si caratterizza per essere stata coltivata con rifiuti industriali e con fanghi di depurazione conciaria, con loro messa a dimora tra il 1982 e il 1983; poi ne è cominciato l’uso per conferirvi rifiuti locali".
La parte meridionale di questa discarica per una superficie di circa 24mila metri quadrati, è monitorata ed è stata oggetto di lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria così come concordati con Arpat. Invece la parte settentrionale di questa discarica per una superficie di circa 72mila metri quadrati – si legge – , "ad oggi non è mai stata oggetto di alcuno studio": per il sito, regolarmente inserito nel sistema dei siti regionali contaminati, deve essere attivata a norma di legge la procedura prevista per i siti inquinati. Da qui appunto la necessità di un piano di caratterizzazione. L’ex discarica quindi finisce sotto la lente per capire se c’è bisogno di interventi.
C. B.