REDAZIONE PISA

Il triste record della contaminazione a Pisa Cromo e solfati sforano i limiti di 50 volte

I risultati delle analisi effettuate dal consulente della Procura fiorentina sui veleni delle concerie: dati choc per l’area ex Vacis

di Stefano Brogioni

FIRENZE

I valori di solfati e cromo nel terreno dell’ex area Vacis, a Pisa, sono i più alti mai registrati dal consulente che, per conto della procura di Firenze, ha analizzato i terreni dove sarebbero finiti i veleni delle concerie di Santa Croce. 1033 milligrammi per litro, quando il limite massimo consentito è 50, i solfati a 1655 mentre dovrebbero essere inferiori a 250, secondo i campionamenti effettuati il 23 luglio scorso. Mentre su altre sostanze – come arsenico, bario, mercurio, cobalo, cloruri – , il campione non è valutabile perché inferiore al limite di quantificazione del metodo di prova. srenico

Numeri che in alcuni punti dei prelievi sono più alti di ben 50 volte al consentito: i risultati, calcolati dal geologo fiorentino Giovanni Balestri, confermano in pieno i sospetti dei carabinieri forestali.

E cioè che il keu, cenere dei fanghi di conceria, trattata senza seguire le disposizioni di legge dall’imprenditore Francesco Lerose, nel suo impianto di Pontedera, sia finito lì, dove c’è stata un’urbanizzazione di tipo commerciale, usato per riempire i sottofondi delle opere accessorie funzionali per l’arrivo del grande magazzino "Bricoman".

Un triste record. Pisa, e la sua provincia, pagano un dazio pesantissimo, nell’inchiesta-scandalo della Dda di Firenze che ha travolto anche la politica regionale.

In attesa di una consulenza definitiva e riassuntiva, nella quale Balestri risponderà ai quesiti richiesti dal sostituto procuratore Giulio Monferini, i dati allarmanti delle contaminazioni sono già stati trasmessi agli enti locali.

Tocca ai Comuni interessati, adesso, trovare una strada per bonificare o far bonificare le terre. Anche al municipio di Crespina Lorenzana, i dati hanno confermato i timori: qui, i residui polverizzati delle concerie, sono finiti nel cantiere per la costruzione delle condutture da parte di Acque spa.

I test di cessione - ovvero cio che viene rilasciato dalla sostanza a contatto con il terreno o con gli agenti atmosferici - sui campionamenti effettuati in via Gioielli a Ceppaiano hanno evidenziato uno sforamento nella presenza di solfati, e una marcatissima presenza di cromo totale.

Stesso discorso per l’area dell’azienda agricola “I Lecci“, a Peccioli: cromo e solfati alle stelle nei campionamenti prelevati sotto il suolo di un maneggio. Anche in questo caso, la procura ha provveduto ad informare l’amministrazione della situazione, benché si tratti di un terreno privato.

Non c’è più il keu, invece, nell’area dell’aeroporto militare. L’Aeronautica ha preso di petto la questione ed ha già provveduto alla bonifica. In questo caso, il materiale di riempimento, come captato dalle intercettazioni dei carabinieri forestali, è stato utilizzato per la realizzazione di un radar, andando sostenerne il sottofondo.

Ma com’è stato possibile che questo rifiuto pericoloso finisse nel mondo dell’edilizia?

Le indagini hanno messo in luce come gli stabilimenti di Lerose, in particolare quello situato a Gello, fossero in rapporti con il consorzio che gestisce il depuratore Aquarno. Lerose riceveva il keu, ma anziché trattarlo secondo le norme, non avrebbe fatto altro che mischiarlo con altri tipi di rifiuti, creando una miscela polverosa, a sua volta proposta ad aziende che necessitavano di materiale di riempimento. A poco prezzo, ovviamente: come hanno dimostrato alcune intercettazioni, i carichi talvolta sono stati persino regalati pur di togliersi dai piazzali dell’azienda questo rifiuto ’scottante’.