MARIO FERRARI
Cronaca

Il professor Caiti: "Arrivano i robot per la tutela dell’ecosistema"

Una squadra in grado di monitorare terra, mare e cielo: "Dove l’uomo non può arrivare".

Il professor Caiti: "Arrivano i robot per la tutela dell’ecosistema"

Il professor Caiti: "Arrivano i robot per la tutela dell’ecosistema"

In un momento in cui la tutela dell’uomo e dell’ambiente sono sempre più rilevante, i robot giocano una partita importante. Per questo domani ai Laghetti di Campo saranno presentati i tre membri della ‘squadra di robot per l’ambiente’, creazioni del laboratorio FoReLab del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, diretto da Andrea Caiti.

Professor Caiti, ci presenta in anteprima questi tre robot?

"ANYmals è un quadrupede in grado di muoversi su terreni accidentati, scoscesi o impervi e, grazie a un sensore può fare una scansione tridimensionale per monitorare e classificare piante, alberi e altro; Zeno è un robot subacqueo, già sperimentato per il controllo della Posidonia in Liguria e Toscana; Kudos è un drone capace di osservare dal cielo immagini ottiche, ultraviolette e a infrarossi".

E monitorano e basta?

"Tutti i robot hanno anche la possibilità di arrivare in zone dove è rischioso o impossibile l’accesso umano. Nessuno di loro può intervenire ma possono fare un resoconto delle situazioni pericolose. Per fare un esempio concreto: nel caso di un incendio diffuso, mentre i soccorsi sono impegnati dove le fiamme sono più intense, il robot può esplorare altre zone e rilevare altri focolai e trasmettere l’informazione agli operatori".

L’obiettivo è una sinergia con gli umani?

"Più che quello, come FoReLab putavamo a far lavorare i tre robot insieme attraverso un collegamento intelligente e autonomo affinché il loro coordinamento potesse avvenire tramite scambi di informazioni tra loro che poi riportano agli umani in una forma già elaborata. Un vero e proprio monitoraggio a tutto tondo di terra, acqua e cielo. Un’ulteriore evoluzione da robot sviluppati singolarmente a robot eterogenei che collaborano tra loro e possono fare operazioni autonome: il passo successivo per la robotica collaborativa".

Questa robotica potrebbe portare ai robot soccorritori?

"Non voglio creare troppe aspettative ma diciamo che è un primo passo di una linea di sviluppo sull’intelligenza delle macchine che sia non solo delle capacità di calcolo ma anche dalla struttura del corpo. Il tutto a servizio dell’operatore umano".

E sostituiranno gli umani?

"Questo non si può dire. A oggi Zeno riesce a monitorare un’area di fondale più vasta rispetto a un subacqueo a parità di tempo. Oltre a una maggiore efficienza, va anche considerato un aspetto primario: l’immersione di un uomo ha una piccola dose di rischio, che per quanto si cerchi di abbassare, è sempre presente. L’utilizzo del robot comporta, se qualcosa va storto, che si perde una macchina, anziché una vita".