
di Gabriele Masiero
PISA
"Rivendico con orgoglio di avere dato una linea al partito superando ogni autoreferenzialità e ritengo che confrontarci su questa linea sia un pezzo del lavoro che dobbiamo fare nel prossimo congresso chiunque si candidi segretario". Parola di Andrea Ferrante, segretario cittadino uscente del Pd che con La Nazione, e con il suo mandato in scadenza, traccia l’orizzonte politico dei prossimi mesi del partito.
Si riparte dall’estate militante?
"L’estate militante è stata utile, anche qui, a ricostruire uno spirito che mancava da un po’ e che è quello dell’Ulivo, quello che a Pisa si respirava ai tempi della candidatura di Piero Floriani. Con Paolo Martinelli lo abbiamo recuperato e credo che sia importante proseguire su questa strada. L’ex presidente provinciale delle Acli ha appena riunito le forze della coalizione per lavorare un coordinamento politico unitario. È un metodo che rivendico, condivido e che ritengo giusto per costruire una solida alternativa alla destra".
Però su questioni politiche di grande impatto come la Base militare dei carabinieri, il M5S è appena andato all’attacco del Pd senza mezzi termini.
"Credo che un grande partito come il nostro, che nei numeri è di gran lunga il primo in città, debba fare come facevano i grandi partiti, a partire da Dc e Pci: saper mitigare e incassare anche alcune intemperanze. Non solo quelle che arrivano dalll’interno, ma anche dagli alleati. E’ nostro dovere essere capaci di fare sintesi. Noi sulla base abbiamo sempre detto che vogliamo valutare le carte e anche Martinelli ha sempre ribadito la necessità di un confronto interno alla coalizione prima di uscire con una posizione definitiva".
Resta il punto di fondo: gli alleati riconoscono questo ruolo di guida al Pd?
"Io penso di sì. E di sicuro questo è quello che porterò alla valutazione degli organismi dirigenti in vista del congresso per costruire un partito certamente plurale, ma con una linea politica chiara".
Quale?
"Più attenta alle fasce deboli, soprattutto ora che il Governo Meloni incontra sempre più spesso difficoltà politiche per far quadrare i conti, ma anche più attento al radicamento territoriale, e io su questo aspetto mi sono spesso moltissimo, e meno autoriferito alle logiche di potere interne. Ma soprattutto un partito più di sinistra, che sappia dialogare di più e meglio con gli alleati di centro e di sinistra".
La Festa dell’Unità a Riglione servirà a questo?
"La festa è un appuntamento che ho ritenuto irrinunciabile, anche rispondendo alle richieste del circolo di Riglione, perché rappresenta un importante strumento di autofinanziamento, ma non sarà un precongresso e lo dimostra il palinsesto dei dibattiti, dove la pluralità delle voci in campo interne al nostro partito è più che garantita. Semmai servirà a restare in contatto con la nostra base. anzi, le dico di più".
Dica.
"Il coordinamento politico rilanciato in questi giorni dalle riunioni di Martinelli, e condiviso dalla segreteria del Pd, è un metodo di lavoro che rivendico. Una scelta politica che metto sul piatto per la valutazione di dirigenti e iscritti. Una posizione, chiara, trasparente che indica una direzione anche per il futuro nella costruzione di una reale alternativa alla destra. Chi non è d’accordo durante il congresso farà bene a dirlo, ma indicando anche una via d’uscita alternativa. Una scelta diversa e un percorso futuro. Non è in gioco il destino dei singoli, ma quello di una comunità".
Si sente di rivolgere lo stesso appello anche alle altre forze della coalizione?
"Il congresso del Pd è un fatto pubblico. Noi abbiamo scelto la segretaria con le primarie aperte e quindi anche con un voto che ha ribaltato quello degli iscritti, quindi siamo pronti ad ascoltare commenti e giudizi di chi con noi interloquisce ma non appartiene alla nostra comunità. Il Pd è la principale forza politica di Pisa e non per caso. Lo sanno anche i nostri alleati".