Il fico, coltura redditizia Iterreni hanno nuova vita

La rivelazione di uno studio dell’Università su questa antica pianta "Rilancio strategico anche in considerazione delle sfide dell’Agenda 2030"

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L’Università non ha dubbi: la coltivazione del fico va rilanciata. Le sue foglie coprivano le pudenda di Adamo ed Eva; prima dell’ultimo restauro un tralcio di fico cresceva, tra lo smog, alla base del murale di K.Harig, ed ancora, un giovane fico svettava sulla cuspide della chiesa di San Francesco quando era ancora imbracata da ponteggi infiniti. Insomma il fico è tenace, cresce in luoghi impensabili e metaforicamente copre le vergogne dell’incuria dell’uomo. La coltura del fico, attualmente in declino in Italia ma economicamente molto redditizia, è la risposta ottimale per recuperare i terreni altrimenti persi per l’agricoltura e la nuova sida che dovrà affrontare il fico è di "impiantarsi" e crescere rigoglioso e fruttifero nei terreni salini. A questa conclusione è giunto il progetto "Ficus carica, un’ antica specie con grandi prospettive" finanziato e condotto dall’Università che ha approfondito le conoscenze su questa pianta grazie ad un team di genetisti, chimici, fisiologi, arboricoltori e analisti sensoriali del Dipartimento di scienze agrarie. "Sin dall’antichità e anche oggi, soprattutto nei paesi meridionali del bacino Mediterraneo, il fico fornisce un importante alimento di base anche grazie alla sua grande produttività che dura sino a 50 anni con una produzione annuale di circa 40-100 chili per pianta - spiega la docente Barbara Conti coordinatrice del progetto - Tuttavia, In Italia la coltivazione del fico è in netto declino: nel 1960 occupava 60mila ettari, oggi solo 2.000, che producono l’1% della produzione mondiale e tutto questo a fronte di una costante crescita dei terreni salini marginali che nel nostro Paese sono oggi oltre 400mila ettari. Il rilancio di questa coltura è dunque strategico anche in considerazione del quindicesimo obiettivo dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che punta a proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile del suolo, in particolare foreste, paludi, montagne e zone aride". I ricercatori di Unipi hanno lavorato due anni, arrivando a sequenziare il genoma del fico con un metodo innovativo che ha consentito loro di indagare la performance di questa pianta in condizioni di elevata salinità. I risultati hanno così confermato che è una coltura ideale per il recupero dei terreni salini marginali. La salinità del terreno non determina infatti una variazione degli zuccheri totali . "Siamo riusciti ad ottenere la sequenza dei corredi cromosomici paterno e materno e nel genoma abbiamo identificato i geni coinvolti nell’accumulo degli zuccheri nel frutto - dice la professoressa Barbara Conti.

Ca.Ve.