I prigionieri di guerra che portarono la pace

Aldo Mazzantini ripercorre la storia di suo padre Amilcare catturato a El Alamein. Un viaggio negli Stati Uniti: "Fra memoria e arte"

Migration

Sono passati 77 anni da quando Amilcare Mazzantini, classe 1921 originario di Terricciola, disse addio all’America, salutando la Statua della Libertà con le lacrime agli occhi. Fu uno dei 1.250 soldati italiani internati nel campo americano di Letterkenny in Pennsylvania dopo la disfatta di El Alamein, una trappola infernale di piombo e sangue che per 51mila uomini dell’armata regia finì nei campi di lavoro oltreoceano. Arruolato a Terricciola nel lontano ‘41, il caporale Amilcare fu catturato dai britannici nell’autunno del ‘43 sul campo di battaglia per poi essere spedito nei campi di lavoro in America.

Una storia di dolore, ma anche di riscatto. Ora a volare dall’Italia a Chambersburg in Pennsylvania è il figlio e noto musicista vicarese Aldo Mazzantini - insieme ad una delegazione dei figli dei prigionieri italiani e all’Ampil (l’Associazione per la memoria dei prigionieri italiani a Letterkenny) - in occasione delle celebrazioni in ricordo del rimpatrio degli internati italiani e della consacrazione della chiesa costruita dai soldati diventati cooperanti dopo la battaglia d’Africa. "Mio padre, come molti altri soldati, non esitò a firmare l’accordo di collaborazione - racconta Mazzantini -. Solo in 5 mila rimasero fedeli al fascismo e furono trasferiti in campi di lavoro dove le condizioni di vita erano difficili".

Nel campo di Letterkenny, invece, Amilcare e i suoi compagni si trovarono bene. "Mio padre lavorava in una lavanderia, aveva la fidanzata e ripeteva sempre che era stato trattato bene. Si creò un legame tra le due comunità che è rimasto intatto fino ad oggi", racconta Aldo. A dimostrazione di questo, "anche mio padre prese parte alla costruzione della cappella (con materiale recuperato da fattorie abbandonate) all’interno del campo in quanto simbolo di speranza e del legame tra i popoli, che in seguito è diventata monumento storico".

"Tornato in Italia - prosegue Aldo - era solito raccontare del periodo passato in America con nostalgia. In Italia inizialmente trovò molta indifferenza da parte delle persone e voglia di lasciarsi il dolore alle spalle". Durante questo viaggio sulle orme della storia, Aldo Mazzantini si esibirà in più concerti e spettacoli (il primo ieri nella chiesa di Chambersburg) durante la sua permanenza. Ha portato con sé, in dono alla comunità di italoamericani che lo ospita - in ricordo dei propri cari che hanno combattuto in Africa e poi furono prigionieri insieme - una scultura in legno dell’artista Giorgio Fanetti. "Un modo per far conoscere Vicopisano ai miei amici, alle loro famiglie - dice Mazzantini - con i quali condivido davvero tante emozioni. L’opera di Giorgio sarà in mostra accanto alle mie, un quadro e due opere in ceramica, realizzate insieme a Luca Verdigi". "Memoria, arte, storia, amore per i propri cari, promozione del nostro territorio, anche attraverso il talento, come non ringraziare Aldo e, ancora una volta, Giorgio per tutto questo?". A intervenire è il sindaco di Vicopisano Matteo Ferrucci. "Ospiteremo con gioia i suoi amici di Ampil nel nostro borgo - conclude il primo cittadino - per ricambiare la loro disponibilità e generosità e ascoltare i loro racconti".

Ilaria Vallerini