
Ieri mattina ha afferrato il telefono in cerca di un centro privato dove eseguire un tampone a pagamento. Perché, anche se è stato ‘rilasciato’ dall’albergo sanitario in cui si è isolato per 41 giorni, gli manca l’esito dell’ultimo tampone, quello cruciale per la sua libertà. L’Asl gli ha comunque comunicato che è libero, e così lui è tornato a casa. Ma ha paura di poter contagiare la moglie e la figlia perché il suo medico di famiglia gli ha detto, informalmente, che quel tampone è debolmente positivo. Lui è un pisano di 64 anni che a questo punto non si raccapezza più perché dal 10 settembre ne ha viste troppe. "Sono rientrato da una vacanza con mia moglie il 7 settembre. Il 10 ci chiamano per avvisarci che eravamo fra i contatti di alcune persone risultate positive al Covid nel luogo della nostra brevissima villeggiatura. Noi stavamo benissimo, per fortuna".
E cosa fa?
"Con mia moglie ci precipitiamo a fare il tampone in un centro privato. Io risulto positivo, mia moglie negativa. A quel punto, il mio dottore attiva l’iter con l’Asl e il 16 settembre ci prenotano il tampone in via Garibaldi. Passano 4 giorni, risultato: io sempre positivo, moglie e figlia negative. Nel frattempo noi ci eravamo messi in quarantena fiduciaria, da quel giorno l’Asl la dispone in modo ufficiale".
Come prosegue la vostra vita? "Io vivo isolato da loro. Disagi in casa non ne avevamo. Due bagni, casa grande. A un certo punto mi chiamano dall’Asl per propormi di entrare in un albergo sanitario. Reali necessità non ce n’erano, come poi ho saputo anche da altra gente conosciuta in Casa Betania. Anche a loro era stato proposto di entrare in albergo, sebbene fossero asintomatici e in casa potessero facilmente vivere isolati dai familiari".
Quando entra in albergo?
"Il 21 settembre. Ho pensato che fosse liberatorio per la mia famiglia. La struttura è perfetta, si sta bene. Il problema è altrove".
Dove?
"Quando chiedi informazioni. Medici e infermieri non sanno nulla, ma non sono tenuti a sapere alcunché. Quelli che ti chiamano dall’Asl, per la sorveglianza, non sanno nulla. Se chiami il numero verde Asl non ti risponde nessuno o trovi la segreteria. E intanto passano i giorni".
Cosa è successo?
"Entro 14 giorni, come previsto, cioè il 30 settembre, faccio un altro tampone. Poi avrei dovuto ripeterlo entro 24 ore. Ma non viene nessuno. Passano 12 giorni. Mi arrabbio e alla fine, per un colpo di fortuna, riesco ad averlo".
Come?
"Un ragazzo, si rifiuta di farlo, si libera un posto e lo fanno a me. Intanto, il paradosso, è che nel frattempo il 12 ottobre la Asl manda a casa mia i medici per farmi il tampone. Ma io non c’ero perché ero in albergo!".
Disorganizzazione?
"Totale. Ma anche tanta confusione. Dopo un mese che ero in albergo ricevo la telefonata dell’assistente sociale che mi chiede se abbia bisogno di qualcosa, vestiti, etc. Ma io avevo bisogno solo di informazioni. Manca una figura di riferimento e l’ufficio igiene non dava nessuna notizia. Ho scritto a tutti. A qualunque indirizzo email. L’unica risposta che ho ricevuto è quella automatica di un dipendente in ferie".
Ha scritto anche al Prefetto.
"Sì. Ero disperato".
Insomma, l’esito del tampone del 12 quando arriva?
"Il 16. Negativo. Secondo il vecchio protocollo ne servirebbe un altro per confermare. Così me lo rifanno. Ma il risultato tarda e io resto in ‘prigione’. Intanto il mio medico mi dice che ha saputo, per vie traverse, che è debolmente positivo. Il 21 sera, però, mi arriva la mail dell’Asl che sono libero, forse perché ha applicato il nuovo protocollo: basta un solo tampone negativo. Intanto il risultato ufficiale non arriva. Io sono tornato a casa ma non so ancora se sono positivo o negativo. E psicologicamente sono molto provato". Eleonora Mancini