Emozioni, comanda il cuore Lo dimostra ricerca pisana

Lo studio di Gaetano Valenza, docente di bioingegneria al nostro Ateneo in collaborazione con Università di Padova e la California University

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PISA

Le emozioni nascono nel cuore, non nel cervello, lo dice la scienza. Per la prima volta i ricercatori dell’università di Pisa che hanno condotto uno studio congiunto con l’Università di Padova e l’University of California, hanno dimostrato che il meccanismo che ci porta a provare una specifica emozione a fronte di determinati stimoli trova nel cuore la radice delle emozioni. Lo spiega bene Gaetano Valenza, docente di bioingegneria al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e ricercatore al Centro "E. Piaggio": "Noi abbiamo evidenze del fatto che l’attività cardiovascolare gioca un ruolo causale nell’iniziare e nel sentire una specifica emozione, e precede temporalmente l’attivazione dei neuroni della corteccia cerebrale. In sostanza, per dirla parafrasando William James, che fu il padre, insieme a John Lange, della cosiddetta teoria periferica delle emozioni, non abbiamo la tachicardia perché abbiamo paura, ma la sensazione di paura è l’esperienza emotiva cosciente innescata dalla tachicardia".

Questa è una tra le reazioni agli stimoli raccolte dallo studio realizzato mostrando a diversi campioni di pazienti video e immagini di vario tipo per sollecitarne appunto le emozioni, da film romantici a film dell’orrore o thriller. Le reazioni venivano catturate mentre i soggetti erano sottoposti a elettrocardiogramma ed elettroencefalogramma i cui dati sono stati analizzati dal team di Valenza e trasformati in modelli matematici. I ricercatori hanno così scoperto che nei primi secondi lo stimolo modifica l’attività cardiaca, che a sua volta induce e modula una specifica risposta della corteccia. Un continuo e bidirezionale scambio di informazioni tra cuore e cervello sottende quindi l’intera esperienza cosciente dell’emozione e, soprattutto, della sua intensità. In futuro, non si può escludere che, data una certa dinamica cardiaca sia possibile comprendere quale emozione è stata provata dal soggetto sotto osservazione, per esempio utilizzando un semplice smartwatch.

"La scoperta può avere delle ricadute molto rilevanti sulla comprensione dei disturbi psichici e sulla loro relazione con la salute fisica - afferma Claudio Gentili, del Dipartimento di Psicologia Generale e Centro per i Servizi Clinici Psicologici dell’Università di Padova - e può spiegare perché soggetti con disturbi affettivi, come la depressione, sono associati ad una maggior probabilità di sviluppare patologie cardiache, o, viceversa, tra soggetti con problemi cardiaci quali patologie coronariche o aritmie si riscontra un incremento di ansia e depressione".

"Il nostro lavoro – conclude Gentili – oltre a riportare in auge la teoria della genesi periferica delle emozioni, conferma le più recenti posizioni neuroscientifiche che propongono di superare il dualismo tra il cervello inteso come organo esclusivo della mente e il corpo, suggerendo come noi non siamo (solo) il nostro cervello".

Eleonora Mancini