A caccia di onde gravitazionali. Einstein Telescope, una sfida da 2 miliardi

Cascina al centro del maxiprogetto dell’Unione Europea per indagare sulla nascita dell’universo. Parla il nuovo direttore di "Ego"

Massimo Carpinelli

Massimo Carpinelli

Cascina (Pisa), 22 gennaio 2023 - Laurea e dottorato a Pisa dove è stato professore associato fino al 2006. Quindi professore dell’università di Milano Bicocca e rettore dell’Università di Sassari. Massimo Carpinelli adesso è il nuovo direttore di Ego, l’osservatorio gravitazionale europeo di Cascina, consorzio internazionale che ospita il rivelatore di onde gravitazionali Virgo, una delle tre antenne al mondo, e l’unica in Europa, in grado di osservare questi nuovi segnali cosmici, scoperti nel 2015. Carpinelli ricercatore associato all’INFN, ha cominciato ufficialmente questo mese il suo incarico e succede a Stavros Katsanevas, direttore di Ego dal 2018 e purtroppo prematuramente scomparso . Tante le sfide che Carpinelli dovrà affrontare fra cui la grande partita Italiana ed Europea ai massimi livelli della scienza, ovvero la costruzione di un nuovo rilevatore di onde gravitazionali chiamato Einstein Telescope. Un progetto, in fase di studio da parte dell’Unione Europea, che vale 2miliardi di euro. L’Italia propone di realizzare la nuova infrastruttura a Lula, in Sardegna, e si è appena costituito un comitato di supporto guidato dal professore Giorgio Parisi. Ma quale ruolo di Cascina in questo grande partita internazionale?

Massimo Carpinelli, lo studio delle onde gravitazionali è al centro di un maxi progetto dell’Unione Europea da 2miliardi di euro. In questo contesto, che ruolo riveste Virgo?

"Cascina avrà un ruolo centrale e strategico. Mi spiego".

Prego.

"Partiamo dall’inizio. Virgo è attualmente l’unico osservatorio in Europa dove è possibile studiare questo tipo di fisica . L’Einstein Telescope, invece, rappresenta quella che possiamo chiamare la terza generazione di rilevatore di onde gravitazionali. Mi permetta un esempio per provare ad essere più chiaro".

Certo.

"E’ come se oggi a Cascina guidassimo l’unico prototipo di una complessa macchina da corsa. Ecco, la sfida è quella di costruire una seconda auto, ancora più veloce e performante. Per farlo occorre raffinare la tecnologia che già utilizziamo e che solo il sito Cascina possiede".

Uscendo fuori di metafora?

"L’Einstein Telescope sarà un osservatorio con una risoluzione maggiore. Per costruirlo, però, occorreranno 10 forse anche 15 anni. E per arrivare ad ottenere la risoluzione desiderata bisognerà conoscere e studiare questo tipo di fisica. A Cascina si formerà una nuova generazione di scienziati".

Quali ricadute avrà tutto questo sul territorio. Parliamo di un investimento miliardario .

"Una ricaduta diretta e una indiretta. Quella diretta è che bisognerà mettere a punto strumenti sempre più sofisticati. Penso, ad esempio, alle sfide tecnologiche necessarie nel campo dell’ottica e della tecnologia quantistica. La nostra tecnica avrà bisogno di svilupparsi ulteriormente. E’ una grande sfida".

E la ricaduta indiretta?

"Per farlo occorrono persone e aziende. Credo, quindi, che questo progetto potrebbe invogliare diverse aziende ad aprire una sede in zona creando quindi lavoro e opportunità".

Ma il nuovo rilevatore di onde gravitazionali non sarà costruito a Cascina, vero?

"No, ma questo non è del tutto rilevante. Qui a Cascina vi sarà la testa funzionante per il progetto".

Dove sarà fatto?

"In quanto rettore dell’Università di Sassari sono stato il primo a proporre la Barbagia. Questo è il sito, quindi, proposto dall’Italia. Ma anche la Germania e l’Olanda hanno proposto proprie candidature".

Quando l’Einstein Telescope sarà terminato, il progetto di Cascina diventerà obsoleto?

"In primo luogo, come dicevo, il processo sarà lunghissimo. Quindi il sito di Cascina resterà aperto esattamente come oggi perché risulterà comunque strategico per le proprie rilevazioni permettendo triangolazioni. Per altro....".

Che cosa?

"Gli investimenti a Cascina continueranno anche nei prossimi anni. Partiremo con un nuovo ‘run’ prima dell’estate".

Professore, perché è così importante studiare le onde gravitazionali?

"Perché permettono di osservare l’universo da un punto di vista completamente diverso. Per anni lo abbiamo osservato utilizzando l’ottica o attraverso le onde radio. Con le onde gravitazionali, possiamo studiare altro, come oggetti più complessi come i buchi neri. Inoltre possiamo avere importanti informazioni sulla nascita dell’universo. Lei capisce quali implicazioni, di ogni genere, può avere una simile ricerca?".