Dragonladies Il coraggio di ricominciare

Vogare sulla dragonboat come riabilitazione post chirurgica: la sfida di un equipaggio di 18 donne

Diciotto leonesse e potrebbero crescere ancora. Sono le componenti dell’equipaggio rosa delle Dragonladies Navicelli Paddle, le donne che, grazie a un progetto condiviso con la Port Authority e il Comune di Pisa, unisce sport e riabilitazione post chirurgica, con il sostegno della federazione canoa e kayak. "Quella che raccontiamo oggi, a un anno di distanza dal suo inizio - ha spiegato il sindaco Conti - è una storia di successo e di condivisione. Sta prendendo sempre più piede un progetto molto positivo che rende il Canale dei Navicelli, non solo un distretto economico di primaria importanza, ma anche un bacino sportivo per tornare a sentirsi vive". Sì, perché queste signore in rosa che vogano sul dragonboat non lo fanno solo per rimettersi in forma dopo l’operazione al seno per l’asportazione di tumori, ma hanno cominciato anche a prenderci gusto e a diventare autentiche sportive. Senior quanto si vuole ma pronte a rimettersi in gioco.

"Abbiamo cominciato quasi in sordina - ha ricordato il presidente della Port Authority, Salvatore Pisano - e in appena un anno siamo già pronti a partecipare alle competizioni nazionali, come quella svoltasi recentemente a Castel Gandolfo. E con una continua crescita delle richieste di partecipazione al progetto al punto che l’associazione senologica internazionale sta valutando l’acquisto di un’ulteriore imbarcazione per nuove competizioni sportive".

I risvolti positivi in termine di riabilitazione li aveva illustrati direttamente Manuela Roccella, direttrice del centro senologico dell’Aoup, presentando l’avvio del progetto: "Fornisce alle donne un modo per soddisfare voglia e diritto di fare attività sportiva. Ma è importante soprattutto perché qui si può costruire un gruppo e nel gruppo c’è molta più forza della forza delle singole persone". Oggi ne è convinta più che mai la capitana di Dragonladies, Paola Venditti: "Insieme possiamo condividere l’uscita da un’esperienza dolorosa e darci obiettivi a distanza, anche sotto il profilo agonistico: una spinta che ci aiuta a metterci definitivamente alle spalle la malattia". Del resto, ha concluso Gabriele Moretti (Federcanoa): "Queste donne hanno saputo coniugare lo sport al sociale con quel sano agonismo che consente di migliorarsi quotidianamente. Lo spirito di competizione le rende vive e determinate. Sono una forza della natura".

Gab.Mas.