Dottoressa aggredita: "Qui non siamo sicuri. Quasi sempre i pazienti sanno quello che fanno"

IL direttore del dipartimento di salute mentale dell’Asl Angelo Cerù: "Negli Spdc rimane il problema dell’utenza variegata e pericolosa" .

Dottoressa aggredita: "Qui non siamo sicuri. Quasi sempre i pazienti sanno quello che fanno"

Dottoressa aggredita: "Qui non siamo sicuri. Quasi sempre i pazienti sanno quello che fanno"

Siamo sempre lì. Il rischio zero per gli operatori sanitari in psichiatria non esiste. E questa volta l’aggressione subita da una dottoressa di guardia durante il turno di notte non ha avuto conseguenze gravi, ma il punto è semmai un altro. Che luoghi stanno diventano gli Spdc. Certamente non sono porti sicuri per medici e infermieri, ma neppure per i pazienti. Perché l’utenza è sempre più variegata e scarica sul servizio sanitario anche alcuni corto circuiti giudiziari. "Quando ci sono queste aggressioni – dice Angelo Cerù, direttore del dipartimento di salute mentale dell’Asl Toscana nord ovest – quasi sempre i pazienti sanno che stanno aggredendo l’operatore sanitario, a parte pochi momenti in cui possono essere preda di una fase psicotica o un comportamento indotto da allucinazioni o da deliri veramente potenti, e per questo dopo vengono fatte le scuse".

Insomma aggressioni consapevoli, conseguenti a scatti d’ira improvvisi e, per questo imponderabili, ma che si aggiungono alle criticità sempre più acute determinate dalla presenza in corsia di persone che arrivano in condizioni di gravi difficoltà dopo avere commesso reati e sostanzialmente ’scaricate’ nel reparto dal sistema giudiziario che, diversamente, non sa come gestirle. L’episodio dei giorni scorsi è diverso, riguarda una donna ricoverata per un trattamento sanitario obbligatorio e non una persona problematica che aveva commesso reati. Eppure nel cuore della notte anche lei ha improvvisamente e furiosamente aggredito la dottoressa, l’unica presente di guardia durante il turno di notte: l’ha afferrata alle spalle scaraventandola a terra, graffiandole il volto e colpendola a calci, prima che il personale sanitario prontamente intervenuto riuscisse a strappare la psichiatra da quella gragnuola di colpi, mettendola in salvo. Ma il problema di sicurezza e di un’utenza mista e pericolosa resta. E Cerù lo spiega bene: "I nostri pazienti, quelli con la ‘p’ maiuscola, perché negli Spdc ormai c’è una popolazione abbastanza variegata, normalmente poi chiedono scusa perché si rendono conto che sono stati eccessivi nelle loro manifestazioni. La signora in questione è ancora ricoverata da noi e ha chiesto scusa. Ma tra i sedici posti della degenza spesso troviamo cocainomani che arrivano qui in seguito a provvedimenti giudiziari o altri soggetti critici e alterati per altre dipendenze: è chiaro che tuto questo rende ancora più complessa la gestione del reparto. L’aggressione fortunatamente questa non ha avuto gravi conseguenze, ma sono quelle situazioni che creano allarme e che cerchiamo di evitare il più possibile".