"Bimba morta in auto, è amnesia". Lo psichiatra: "Il padre non è punibile"

Pisa, il padre dimenticò che la figlia era con lui in auto. Lo psichiatra Meluzzi: «Non è punibile»

Alessandro Meluzzi ha depositato la sua perizia

Alessandro Meluzzi ha depositato la sua perizia

Pisa, 23 settembre 2018 - Una famiglia perfetta. Il sogno che si incrina per un ‘gioco’ della mente. Una bambina che muore in auto sotto il sole infuocato. Giorgia Carli avrebbe spento la sua prima candelina dieci giorni più tardi. Ma non ha potuto festeggiare il compleanno. Il padre, che l’adora, l’ha dimenticata. Sola, nel parcheggio dell’azienda di San Piero a Grado dove lavora come ingegnere. Avrebbe dovuto accompagnarla all’asilo e non l’ha fatto. Alessandro Meluzzi – psichiatria, criminologo nonché noto volto televisivo – ha depositato le sue conclusioni in Procura come consulente: papà Daniele «non è punibile, è innocente per la sua totale incoscienza del fatto», il suo cervello si è spento. Tecnicamente: un’amnesia dissociativa con base psico-motoria, un atto neuro-motorio mancato.

Professor Meluzzi, dimenticarsi un figlio in auto: sembra impossibile.

«Simili tragedie sono più frequenti di quanto si creda. Sono 600 i casi documentati in letteratura, una decina in Italia nell’ultimo triennio. Già tre quest’anno. Può capitare a chiunque».

Perché?

«Si tratta sempre di fatti legati a due caratteristiche: percorsi automatici ed esecuzione automatica di repertori motorio-comportamentali abituali, e situazioni nelle quali un evento isolato spezza un ritmo ripetitivo».

Ha visto Carli (indagato per omicidio colposo, ndr) due volte. Che tipo di uomo si è trovato davanti?

«Un padre amorevole, un ingegnere stimato. Una vita familiare perfetta con rapporti d’attaccamento affettivo profondi. Nessun sospetto di trascuratezza, di disturbo mentale o di aggressività latente».

Cosa è successo allora?

«Alla base c’è stata l’alterazione della routine, determinata dall’influenza contratta dalla figlia più grande. Un inconveniente che aveva prodotto stress familiare nei giorni precedenti, costringendo tutti a notti insonni. Poi il cambiamento nelle abitudini che si è rivelato decisivo. Quella maledetta mattina, la moglie aveva deciso di stare a casa con la bimba malata e di affidare, insolitamente, a lui la più piccola, da lasciare al nido che si trova a 300 metri dall’abitazione. È saltato così il suo repertorio motorio-comportamentale».

Ha ricostruito quella giornata?

«Carli è arrivato in ufficio, avendo riposto in una zona determinata della sua struttura mnemonica la presenza della bambina sul sedile posteriore. Durante la mattinata nella telefonata con la moglie i due non hanno neppure toccato l’argomento ‘nido’, dandolo per scontato. Tra l’altro Carli a pranzo coi colleghi ha parlato delle vacanze in famiglia».

Poi la scoperta da parte della madre: Giorgia non è all’asilo.

«Sì, è stato solo allora. Appena Gabriella ha chiamato il marito nel pomeriggio per chiedergli spiegazioni, lui ha realizzato quanto accaduto. All’improvviso, immediatamente, in un istante. È uscito dall’ufficio, è corso verso la macchina urlando. Poi ha visto il corpo della piccola. Come in un film dell’orrore».