La creazione di robot subacquei, terrestri, aerei, ma anche nanostrutture in silicio in grado di convertire l’energia dispersa in energia elettrica, dispositivi per la stampa 3D, sensori biodegradabili all’interno del corpo, e dispositivi in grado di rilevare il grado di stress. Tutto volto a favorire la ricerca per l’industria 5.0, l’industria del futuro, con obiettivi la sostenibilità, la resilienza e la centralità della persona. Questo è quanto elaborato e sviluppato nell’ambito del progetto "FoRelab" (Future Oriented Research Laboratory), diretto dal professore Giovanni Stea, sviluppato dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e presentato nella giornata di ieri presso il Polo Piagge.
Il Dipartimento, ritenuto d’eccellenza da parte del Ministero dell’Università e finanziato con nove milioni e trecentomila euro per cinque anni. Le innovazioni, tra le quali Abel, robot umanoide dalle sembianze di adolescente, oltre ad altri robot sottomarini e terrestri, sono state progettate per favorire la sostenibilità, il monitoraggio, e l’attenzione all’ambiente, come spiegato dal professor Andrea Caiti, direttore del dipartimento: "Le funzionalità delle applicazioni sono varie, dal mondo industriale a quello della produzione, ai servizi fino al mondo del monitoraggio ambientale, come antincendio e antisismico, pronti all’intervento alle zone di difficile accesso all’uomo". Senza mai dimenticare e spostare, però, la centralità dall’umano: "Tutti gli elementi sono di ausilio, non di sostituzione. Parliamo di robotica collaborativa: sta a noi utilizzarla e portarla a proprio favore", prosegue Caiti.
Intelligenza artificiale "affidabile", a favore dell’uomo e sostenibile in ottica ambientale, come nel caso della serra idroponica automatizzata, che riduce il consumo di acqua e ulteriori sprechi, di conseguenza il consumo, grazie al controllo continuo dei parametri e favorendo la crescita di frutti nichel-free con l’obiettivo di attenersi agli standard imposti dall’Europa entro il 2030.
Ma anche di Omniquad, il robot quadrupede dotato di ruote con mobilità multidirezionale, abile a inserirsi per recupero e controllo in zone impossibili per l’uomo, o Zeno (entrambi in foto), robot giallo subacqueo, già in commercio (a differenza degli altri presentati), in grado di muoversi e navigare in mare e laghi, con la funzionalità di ispezione, con mobilità automatica e monitoraggio di eventuali elementi interessanti e possibilmente pericoloso. Una nuova frontiera dell’utilizzo e dello sviluppo dell’intelligenza artificiale, senza mai decentralizzare, come si è soliti pensare, ma anzi a favorire, l’uomo e l’ambiente.
Lorenzo Vero