"Centro storico, troppi locali e caos: ora basta"

Il consigliere regionale Petrucci (FdI) firmerà la proposta del sindaco di Firenze Nardella che mira a frenare degrado e malamovida

Migration

PISA

Pronto a firmare per la legge "salva centri storici" proposta dal sindaco di Firenze Dario Nardella". Per il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Diego Petrucci sostenere la proposta di un avversario politico non è un problema, né una debolezza. Anzi. "Perché fare i tifosi a seconda di chi governa? A chi giova opporsi per principio a una iniziativa se la si ritiene utile e necessaria?". A gennaio partirà la raccolta firme: ne servono 50mila perché la proposta di legge inizi l’iter parlamentare. Petrucci, perché firmerà la proposta di Nardella?

"Perché le liberalizzazioni delle licenze commerciali operate dalla legge Bersani del 1998 hanno creato caos e città ingovernabili, riducendo i poteri di amministrazioni e sindaci. Con le norme di ora è complicato regolare e governare i centri storici che invece hanno bisogno di una legge ad hoc che sospenda la normativa vigente sulle licenze".

Un "liberi tutti" che in realtà è stato un boomerang con effetti anche sul tessuto sociale. "Sì, perché venute meno le regole, che erano a garanzia di chi intraprendeva una attività commerciale in un regime di concorrenza controllato, si è aperto il caos: i comuni potevano governare le aperture di locali e dettare regole, impedendo anche il proliferare di determinate attività e realizzando politiche a vantaggio di comunità e tessuto economico e sociale". Esempi?

"Nei nostri centri storici, là dove non sono catene di multinazionali si trovano pizzerie, kebab, bar. Il commercio storico e di prossimità è venuto meno mentre l’offerta di locali per bere o mangiare ha avuto un aumento esponenziale creando un potente disequilibrio che ormai è sfociato in eccesso".

Si riferisce alla movida?

"Si è creato un circolo vizioso: il negozio storico chiude perché non regge la concorrenza con l’online o la multinazionale e non riesce a pagare affitti salati; apre un pub, il residente va via perché non dorme; il centro si desertifica e viene occupato da attività e servizi estranei ai bisogni dei residenti che non ci sono più. Nardella dice di incentivare l’housing sociale, l’edilizia popolare nei centri storici, per riportarci i residenti".

Tra i temi più scottanti ci sono gli affitti in centro.

"Bisogna intervenire sul fenomeno dei subaffitti, spesso con la compiacenza dei proprietari, che riguardano soprattutto studenti e immigrati. Sappiamo benissimo che a Pisa, in appartamenti di pochi metri quadri, a fronte di un singolo inquilino, vengono stipate decine di persone, trasformando interi quartieri in dormitori. Serve una trasformazione urbana, ripensare i centri storici per fermare uno spopolamento sempre più evidente. Bisogna tutelare il cuore delle città, i negozi storici, recuperare gli stabili in abbandono".

Movida: da anni con Fratelli d’Italia propone di consacrare l’area dei Navicelli a questa "attività".

"A Pisa la movida è un dato oggettivo perché ci sono 50mila studenti che la sera escono ed è logico facciano ‘rumore’. Favorire l’apertura di pub in luoghi esterni al centro storico può creare le condizioni anche per ‘riportare pace’ tra residenti e studenti, ciascuno portatore del sacrosanto diritto al riposo e al divertimento".

Favorire come?

"Bisogna creare presupposti normativi per decentrare gli spazi di aggregazione alla Cittadella e sui Navicelli. Come? Utilizzando la leva del fisco locale: per esempio dando in concessione gratuita spazi in questi luoghi e aumentando invece la tassazione in centro per nuovi locali".

Perché oggi la movida si concentra nel centro di Pisa? "Quando avevo 16 anni in centro ci andava molta meno gente e il posto più frequentato era il Bastione Sangallo, dove c’erano vitalità e offerte anche di qualità. Piazza Vettovaglie è un fenomeno recente, prima ci si ritrovava in Piazza Garibaldi o alla Borsa. Vicino a Camp Darby poi c’era il Mississippi e lì non si dava fastidio a nessuno. A un certo punto tutto è cambiato e le responsabilità sono della politica che non ha saputo guardare in prospettiva e ha invece lasciato ingovernati i cambiamenti della società".

Eleonora Mancini